Cronaca

Tristezza e amarezza nella denuncia di Paola Vicini che oggi, come ogni 18 agosto dopo la tragedia, ha abbracciato il poliziotto Piero Nicora che sei anni fa le fu accanto quando il figlio venne trovato sotto le macerie durante i funerale delle altre vittime
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GENOVA - "Mi rattrista accorgermi che i genovesi stanno dimenticando la tragedia di Ponte Morandi e le 43 persone che hanno perso la vita nel crollo, l'ho avvertito alla cerimonia di ricordo della tragedia del 14 agosto dove c'erano le istituzioni, i politici, gli amministratori, ma non i cittadini...".

Lo sussurra con un filo di voce, ma lo rimarca senza esitazioni come un atto di accusa Paola Vicini, la mamma di Mirko, il dipendente Amiu che ha perso la vita nel capannone travolto dal viadotto.

Oggi la mamma dell'ultima delle 43 vittime del Morandi rinvenuta sotto le macerie, come ogni 18 agosto, alle 14.08, ha ricevuto l'abbraccio di Piero Nicora, agente delle volanti che nonostante sia da due anni in pensione, ha voluto essere nel punto esatto sotto il ponte dove è stato ritrovato Mirko, lì, nei pressi dell'area dell'isola ecologica dell'Amiu dove il 33enne aveva appena trovato lavoro.

Un abbraccio, quello fra Paola e Piero, nel ricordo di quel tragico 18 agosto del 2018 quando dopo cinque strazianti e interminabili giorni di attesa, mentre nella Fiera del Mare di celebravano i funerali di stato alle altre vittime, i pompieri hanno  trovato il corpo di Mirko.

"L'appuntamento con Piero è ormai una bellissima consuetudine, ci ritroviamo qui senza il bisogno di chiamarci per fissare l'appuntamento, Piero è diventato la mia memoria storica, è lui che ricorda quei terribili giorni di attesa del ritrovamento, dettagli che io ho come cancellato dalla mente...".

Paola poi torna sul rischio che i genovesi possano dimenticare una tragedia che ha segnato sì la vita delle famiglie delle 43 vittime, ma anche della città, "rimasta spezzata in due per anni e costretta a mille disagi per quel crollo.  Per questo i genovesi hanno il dovere di non dimenticare. Normale che chi non ha vissuto sulla sua pelle, sui suoi affetti, possa con il tempo dimenticare, possa ricordare meno, ma mi ha stupito che questo vuoto si sia manifestato in modo evidente nel giorno della commemorazione, ed è stata la prima volta dal 2018. Il 14 agosto per Genova non dovrà mai essere un giorno come un altro. La memoria è un dovere" conclude Paola.

La donna, che insegna in una scuola dell'infanzia, poi parla del processo, "uno stillicidio che dura da due anni, per fortuna siamo vicino a una svolta con la fine della fase tecnica e si sta per entrare nel vivo, noi abbiamo speranza che i colpevoli, che da sei anni hanno avuto il privilegio di vivere e godersi i propri cari, saranno alla fine condannati, perchè noi crediamo nella giustizia".