Cronaca

Al processo per la strage del ponte i tecnici dell'ex Ad di Aspi precisano: "Investito più di quanto fissato dagli obiettivi posti dal ministero". Ma per i Pm è vero il contrario
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di Michele Varì

GENOVA - Per i Pm dell'accusa ponte Morandi è crollato perché Autostrade per l'Italia, Spea e altri tecnici e consulenti effettuavano pochi controlli per risparmiare e garantire più dividendi ai soci alla holding dei Benetton di Atlantia.
Da alcune udienze al processo per il crollo del viadotto Polcevera i consulenti di Autostrade per l'Italia chiamati a deporre da alcuni dei 58 imputati, fra cui l'ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, oggi presente in aula, invece "Aspi ha speso in manutenzione più dei competitor di riferimento e più degli obiettivi posti dal ministero". Anzi, per l'Autorità di Regolazione dei Trasporti "Aspi spendeva in costi operativi per la gestione più di quanto la stessa Art ritenesse efficiente".

A dirlo sono stati i consulenti di Autostrade per l'Italia Fiori e Percoco che hanno fra l'altro detto: "In base a evidenze puntuali è da rigettare l'ipotesi per cui Aspi abbia avuto livelli di spesa per la gestione delle autostrade (compresi i costi di manutenzione) inferiori alle best practices del settore, laddove l'Art ha invece certificato la necessità di ridurre tali costi del 10,62% in cinque anni. Il grande piano straordinario di manutenzioni su ponti e viadotti della rete Aspi non è stato dovuto a carenze manutentive precedenti ma piuttosto da richieste normative aggiuntive emanate dal ministero delle Infrastrutture dopo la tragedia".
La prossima settimana, con ogni probabilità, i giudici ufficializzeranno l'incarico per un supplemento di perizia come chiesto dai difensori di numerosi imputati che potrebbe allungare il processo di 90 giorni a cui poi si aggiungeranno altri mesi per il confronto sul responso della perizia.

Fra gli obiettivi della perizia quello di stabilire se il degrado del viadotto fosse localizzato solo nel reperto 132 della pila nove all'origine del  crollo e decifrare se c'era un modo per individuare il degrado risultato fatale alla struttura.
 
La difesa di quasi tutti gli imputati punta ad affermare che il crollo è avvenuto per un difetto di costruzione del ponte che è stato nascosto dai costruttori, per i Pm dell'accusa Terrile, Airoldi e Cotugno però i gestori del ponte dopo l'allarme sulla corrosione lanciato dallo stesso ingegnere Morandi subito dopo l'inaugurazione del 1967 e dopo il rinforzo strutturale della pila 11 e gli interventi sulla pila 10 avvenuti negli anni '90 era logico e necessario mettere in sicurezza anche la 9, che invece non è stata mai monitorata in modo adeguato e poi crollata il 14 agosto del 2018 uccidendo 43 persone.

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