"Da una suora non ce l'aspettavamo proprio". È la denuncia della polizia penitenziaria che ha intercettato e bloccato una religiosa nel tentativo d'introdurre un cellulare nel carcere di Marassi. "La suora è autorizzata ad incontrare i detenuti ed è stata colta in fragranza - dichiara Fabio Pagani segretario regionale della Uilpa polizia penitenziaria - Ci complimentiamo per la brillante operazione per la professionalità della polizia penitenziaria, ma urgono interventi preventivi atti a impedire in origine l'introduzione di oggetti non consentiti e i traffici illeciti che in carcere fruttano il triplo che nel mondo libero". Il sindacalista aggiunge: "Servono rinforzi organici, strumentazioni ed equipaggiamenti. Va altresì riorganizzato il modello detentivo".
La necessità di dotare la penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati per schermare gli edifici è stata invece espressa da Vincenzo Tristaino, segretario regionale del Sappe: "Grazie agli sforzi finora profusi - continua il sindacalista - la polizia penitenziaria, malgrado i turni massacranti e le scarse risorse, riesce comunque ad arginare i tentativi fraudolenti di introduzione sia di telefonini sia di droga, evitando così gravi ripercussioni per l'ordine e la sicurezza interna".
Lapidario il commento di Donato Capece, segretario generale del Sappe, che ricorda che introdurre o possedere illegalmente un telefono cellulare in carcere costituisce reato, punito da 1 a 4 anni di reclusione: “L’introduzione del reato nel nostro Codice penale, purtroppo, non ha sortito gli effetti sperati; l’unico deterrente possibile rimane la schermatura degli istituti per rendere inutilizzabili i telefoni. La situazione è ormai fuori controllo. È necessario un intervento urgente per dotare le carceri di sistemi di schermatura efficienti e per contrastare efficacemente l'introduzione di telefoni cellulari all'interno degli istituti penitenziari”. E si appella al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria: “Domandiamo ai vertici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a che punto è proprio il progetto di schermatura degli istituti, proprio per neutralizzare l'utilizzo dei telefoni cellulari e scoraggiarne l'introduzione, garantendo così quella prevenzione che, in casi di questo tipo, può risultare più efficace della repressione".
(Immagine realizzata con l'Ai)
IL COMMENTO
Un respiro per non dimenticare, ecco perché Breathe ci può aiutare
Blazquez, basta mezze parole: è il momento di dire tutta la verità