GENOVA - "Nell'ultima ondata di maltempo siamo andati sott'acqua per l'ennesima volta perché il Comune non riesce a decidere se stare con i cittadini o con l'azienda petrolifera Iplom".
E' la denuncia degli abitanti del Comitato di Fegino che si sono riuniti oggi in assemblea nella sede del circolo culturale Fegino dei giardini Malinverni in seguito all'ultima esondazione del torrente che ha allagato ancora una volta via Borzoli e messo in ginocchio quella fetta di quartiere a cavallo fra la Valpolcevera e Sestri Ponente.
I cittadini mettono sotto accusa l'indecisione degli amministratori di Tursi che non riescono a spostare dal greto del torrente Fegino alcuni tubi del deposito della Iplom e di altre aziende che, a loro dire, non permettono di scavare nel torrente e alzare gli argini per la messa in sicurezza del torrente che in caso di piogge torrenziali infatti puntualmente si riversa sulla strada.
Ai cittadini, su sollecitazione di Primocanale, risponde l'assessore comunale alle Manutenzioni Mauro Avvenente che in sostituzione del vice sindaco e assessore ai Lavori Pubblici Pietro Piciocchi, negli Usa per impegni istituzionali, annuncia.
"Proprio la scorsa settimana abbiamo ricevuto dalla Regione i sette milioni e mezzo di euro stanziati dallo Stato che ci permettono di avviare i lavori per spostare i tubi degli oleodotti, di Iplom ma non solo, e avviare così i lavori per scavare nel rio e alzare gli argini, il primo passo per la messa in sicurezza del Fegino dopo i due lotti che hanno interessato via Ferri".
Avvenente conclude dicendo che il progetto sarà completato grazie allo stanziamento di ulteriori sette milioni e mezzo di euro.
Stefano Rivolta, vice presidente del comitato di Fegino, nel corso della riunione ha parlato anche della beffa della paratia di metallo installata in via Borzoli che in caso di esondazione a monte dovrebbe deviare nuovamente l'acqua nel greto: "La paratia non è entra in azione perché durante le piogge torrenziali dovrebbe essere azionata manualmente, ma siccome si tratta di un manufatto decisamente pesante non si riesce ad spostare, inoltre nessuno ha mai fatto manutenzione e così il fango e la sporcizia oggi ne impediscono il movimento. Insomma come al solito si sono spesi dei soldi ed è stata fatta un'opera non mantenuta e che oggi anche per questo non serve a nulla".
Antonella Marras, che del Comitato di Fegino è il presidente, ha precisato: "E' da gennaio che noi aspettiamo delle risposte per confrontarci su un progetto che metta in sicurezza tutto il quartiere e sono dieci anni che parliamo dell'esondazione del rio e non riusciamo ad ottenere risposte. Ricordo che i lavori di messa in sicurezza di via Ferri dovevano durare sette mesi e sono invece durati sette anni, dunque noi temiamo che anche questo nuovo progetto, che prevede guarda caso sette mesi di lavoro con tanto di chiusura della strada, potrebbe durare sette anni, ma questo significherebbe la morte del quartiere".
Marras chiede un minimo di trasparenza: "Noi non sappiamo nulla dello spostamento di Iplom e degli altri oleodotti, che spettano al Ministero, le uniche notizie giunte per vie traverse raccontano di un territorio sulle alture dove dovrebbero passare i tubi già devastato, questo in una periferia, la nostra, già pesantemente ferita anche per i lavori del Terzo nodo ferroviario".
Fegino, gli abitanti: "Ancora sott'acqua per i ritardi dei lavori"
Ma da Tursi l'assessore Avvenente annuncia: "Appena arrivati i fondi, l'opera di messa in sicurezza del rio può partire"
2 minuti e 40 secondi di lettura
di Michele Varì
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