Sono sette gli indagati per la morte di Giovanni Battista Macciò (nella foto), il portuale schiacciato contro un container in porto a Genova da una ralla guidata da un collega. Oltre al conducente del mezzo, Patrizio Randazzo, nel registro degli indagati ci sono Antonio Benvenuti, console della Culmv (la Compagnia unica lavoratori merci varie) e membri del Psa-Vte di Pra'.
Disposta autopsia su vittima
L'iscrizione nel registro degli indagati del console Benvenuti, del general manager di Psa Roberto Goglio e di altri membri del terminal è considerato atto dovuto per poter svolgere l'autopsia sul corpo di Macciò.
Indagati anche dirigenti del terminal
Tra gli indagati anche Paolo Casali, head of services di Psa Genova Services e Marco Ferrari, direttore Ingegneria e ingegneria civile Psa Italy Services. Accertamenti tecnici sono stati disposti dagli inquirenti sulle due ralle coinvolte nell'incidente, che ai primi sommari controlli sembrerebbero in ordine, ma comunque poste sotto sequestro.
Le accuse della vedova alla Culmv
Nelle scorse ore la moglie della vittima dalla sua casa di Castiglione Chiavarese ha lanciato delle pesanti accuse nei confronti della Compagnia Unica affermando che alcuni soci vengono lasciati lavorare nonostante si presentino sul luogo di lavoro in condizioni psicofisiche non buone, o anche sotto effetto di sostanze stupefacenti, affermazioni molto forti che potrebbero indurre gli inquirenti ad avviare accertamenti sulle modalità di lavoro dei "camalli".
Il conducente positivo ai cannabinoidi ma non alterato
Randazzo, il portuale indagato che era alla guida della ralla che ha ucciso Macciò, pur non risultato alterato è risultato positivo ai cannabinoidi e per questo è stato sottoposto ai controesami. L'uomo ha detto che ha perso il controllo del mezzo perché vittima di un colpo di sono in quanto stanco, "ho lavorato due turni di seguito" ha aggiunto. Gli inquirenti vogliono capire anche se lavorare per tante ore per i dipendenti della Culmv è una consuetudine o un'eccezione visto che si tratta di lavori delicati e pericolosi in cui è richiesta la massima attenzione e lucidità.
Escluso che possa essersi distratto per il cellulare
Le indagini hanno invece escluso che Randazzo possa avere perso il controllo della ralla perché distratto dal telefonino, di fatto rispondendo alle accuse di alcuni camionisti che subito dopo la tragedia, fermi davanti all'ingresso del terminal di Pra' avevano denunciato in diretta a Primocanale che ci sono lavoratori della Compagnia Unica che si distraggono utilizzando il telefonino.
Randazzo: "Ho provato a rianimarlo, ma è stato inutile"
Oggi il portuale indagato per omicidio colposo ha incontrato a Genova il suo legale, Paolo Scovazzi, a cui ha ribadito il suo grande dolore per la morte del collega: "Ho provato anche a rianimarlo, ma è stato inutile" ha ricordato ancora molto provato.
Randazzo: "Prima dei turni niente alcol e cannabis"
Fra le ipotesi al vaglio degli inquirenti quelle che a fare perdere i sensi a Randazzo possa essere stata la stanchezza ma anche un leggero malore, una concausa, forse provocata da un farmaco che l'uomo assume dopo avere avuto il Covid per le sue difficoltà respiratorie quando va a letto. Il camallo ha garantito che prima di andare a lavorare non beve né assume stupefacenti e la positività ai cannabinoidi è frutto di una canna fumata settimane fa con amici. "Sono sempre stato consapevole che sul piazzale di lavoro visto l'elevato tasso di pericolo è necessaria la massima lucidità" ha detto. Il portuale ha detto che il conducente dell'altra ralla, che non è indagato, è da sempre oltre che un collega anche un grande amico. Ultima precisazione sui due turni di lavoro consecutivi: "Per non stancarmi troppo fisicamente li ho sempre accettati solo quando mi permettevano di farne uno in ufficio e l'altro sul piazzale, perché due turni consecutivi a guidare le ralle sarebbero stati pericolosi".
Il console della compagnia Antonio Benvenuti, subito dopo la tragedia e prima di essere indagato, aveva riferito che negli ultimi anni gli infortuni dei "camalli" sono diminuiti, da 61 nel 2018 a 23 del 2023, affermando poi che, a parità di volumi, rispetto anche a pochi anni fa, i picchi di lavoro sono aumentati sensibilmente. "Questo crea evidentemente una concentrazione di lavoro che mette in tensione l’organico, non aumentato rispetto al passato e con un’età media più elevata rispetto ad anni prima”.
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IL COMMENTO
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