CHIAVARI - Un silenzio lungo 25 anni tra testimoni inascoltati, indizi non considerati, telefonate anonime: ci sono 'troppi non detti' e troppi particolari trascurati che fanno arrabbiare Silvana Smaniotto, da quel 6 maggio del 1996 in attesa di giustizia per l'omicidio irrisolto della figlia Nada Cella. Un caso che si è riaperto nelle ultime settimane, dopo una prima archiviazione nel 1998 e altri tentativi di accertamenti dal 2001 ad oggi, tutti senza risultati. Cinque bottoni sequestrati all’epoca dai carabinieri, analoghi a quello ritrovato sul luogo del delitto, ma non segnalati alla polizia hanno portato la Procura di Genova a iscrivere nel registro degli indagati Anna Lucia Cecere. Primocanale, che nelle ultime settimane ha realizzato numerosi articoli di approfondimento al caso, ha deciso di dedicare la puntata di Oltretutto a Nada Cella, con collegamenti, interviste speciali e approfondimenti. L'appuntamento è sul canale 10 alle ore 21 e in streaming sul nostro sito.
Quella mattina di 25 anni fa, Nada, all'epoca 24enne, si era recata come sempre nello studio del commercialista Marco Soracco, dove era impiegata come segretaria da ormai 5 anni. L'aggressione del suo assassino fu del tutto improvvisa: nell'ufficio di via Marsala non c'erano segni di effrazione, la vittima, colpita da un oggetto contundente, fu trovata agonizzante dal suo datore di lavoro e soccorsa poco dopo. Ma niente da fare.
Da lì le indagini si complicano. L'unica testimonianza rilevante fu quella di una condomina, certa di aver sentito un tonfo alle 9:01 e un lungo scrosciare d'acqua dal rubinetto dello studio. La scena del crimine fu invece compromessa dalla madre del commercialista Soracco che lavò subito l'ingresso e le scale del palazzo. Anche per questo, il primo indagato fu proprio Soracco, ritenuto un ‘corteggiatore’ respinto, ma che sempre negò di essere interessato alla sua segretaria.
Tra i principali indagati era uscito anche il nome proprio di Anna Lucia Cecere, all'epoca una conoscente di Soracco: dopo averlo conosciuto ad un corso di ballo, la donna –oggi ex insegnante di 53 anni– si era invaghita di lui e, secondo gli investigatori, avrebbe cercato di prendere il posto di Nada. Diversi gli elementi che all'epoca non vennero tenuti in considerazione, ma che la criminologa pugliese, Antonella Delfino Pesce, ha analizzato negli ultimi tre anni, facendo riaprire il caso.
Quella mattina, infatti, una impiegata comunale addetta all'Ufficio Acquedotto di Chiavari, telefonò per tre volte a Soracco e per due rispose una donna, agitata, dicendo che aveva sbagliato numero. La donna delle pulizie, invece, vide uscire di corsa sempre una donna che non aveva mai visto al civico 14 di via Marsala, mentre due testimoni avrebbero comunque visto la Cecere mentre andava via trafelata a bordo del suo scooter, proprio in via Marsala. Lo stesso scooter che adesso si trova sotto la lente della scientifica 25 anni dopo. E tre mesi dopo Soracco ricevette una telefonata anonima di una donna anziana, che non fa nomi ma afferma: "L'ho vista che andava via col motorino, l'ho vista tutta sporca che metteva tutto sotto la sella”. E soltanto adesso il commercialista rivela che la Cecere si propose a poche ore dal delitto come sostituta di Nada, nonostante non avesse i requisiti adatti.
Anna Lucia lasciò Chiavari poco dopo per trasferirsi in Piemonte. Adesso una manciata di bottoni e le altre tracce rilevate dalle analisi di cui si attendono i risultati, potrebbero finalmente rompere quel silenzio lungo 25 anni.
IL COMMENTO
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