Cronaca

Antonio Tappino dal suo chiosco di Dinegro: "Lo prendo come un hobby, ma ormai questo lavoro è destinato a morire, un tempo si andava a messa e si compravano giornale e pasticcini, ma ormai non si compra niente e anche il prete ha perso i clienti"
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di Michele Varì

Dice che le vendite dei giornali negli ultimi vent'anni, quando lui ha iniziato a fare l'edicolante, sono crollate almeno del 70%, "resiste un po' il Secolo XIX, ma Repubblica no, ora vendo più il Corriere della Sera...".

"A fine mese porto a casa massimo trecento euro"

A parlare dal suo chiosco è Antonio Tappino, ottantenne gestore dell'edicola di piazza Dinegro, che alla fine dell'anno ha subito l'ennesimo furto, e che ammette  che se lui non ha ancora chiuso come tante altri edicolanti è solo perché ha la pensione da vent'anni, da quando ha chiuso la sua officina a Sturla, "faccio l'edicolante per hobby perché qui a fine mese al massimo si portano a casa due trecento euro".

Non si vendono neppure le figurine dei calciatori

Crollate anche le vendite di bustine di giocattoli e delle figurine Panini, "sì, resiste qualche rivista, come la Settimana Enigmistica, perché ci sono tanti anziani che vogliono sentire la carta in mano, ma ormai è finito tutto, un tempo la domenica mattina si andava a messa e poi si compravano i pasticcini e il giornale da portare a casa, adesso nessuno compra più né pasticcini né giornali e anche il prete ha perso i suoi clienti, i giovani? Intorno a me ci sono tante scuole, mai ragazzi passano qui davanti ma non si fermano, da me non vengono mai, io poi ho tante spese, tante tasse, quelle comunali sono pure aumentate, nessuno ci aiuta, e alla fine tutte le edicole sono destinate a chiudere, normale. Io sino a quando ne ho voglia e sto bene rimango, meglio stare qui che stare a casa a non fare nulla...".

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