Cronaca

La compagna Alice: "Lascia un grande vuoto, ma vedere tanto amore è una gran consolazione e un incoraggiamento per andare avanti senza di lui". Pippo Rossetti, "educatore esemplare dell'istituto per ciechi e ipovedenti Chiossone"
3 minuti e 9 secondi di lettura
di Michele Varì

La chiesa di San Donato trabocca d'amore al punto che il parroco, don Carlo Parodi, coni suoi modi asciutti, quasi si scusa con le persone che non riescono a sedersi: “Posti in più non ce ne sono, state in piedi. Farete penitenza…”. E così, anche il sagrato davanti alla maestosa facciata di San Donato, nel centro storico di Genova, si riempie e resta tale, fino a fine funzione: centinaia di persone, stamani, si sono riunite per porgere l’ultimo saluto a Sergio Noberini, il curatore d’arte e massimo conoscitore dell’opera del commediografo e scenografo genovese Emanuele Luzzati che fu promotore e curatore di “Casa Luzzati” a Palazzo Ducale.

La commozione della compagna

Alice, la compagna di Sergio, commossa si consola con il tanto amore tangibile in questo saluto: "Un incoraggiamento per andare avanti senza Sergio che lascia un grande vuoto in tutti noi". Presenti anche tanti ragazzi dell'istituto Chiossone per ciechi e ipovedenti dove Sergio ha lavorato tanti anni, come ha ricordato l'ex direttore Sergio Rossetti: "Noberini ha iniziato a lavorare al Chiossone a 19 anni come educatore e ha cresciuto generazioni di ragazzi che frequentavano l'istituto quando ancora c'erano i residenziali, lui ha organizzato molti laboratori, quando sono arrivato io era già una memoria storica, un maestro di filosofia di vita perché sapeva cogliere le difficoltà e i disagi delle persone e riusciva a fare sviluppare le capacità delle persone ed era uno straordinario curatore di opere d'arte ed lui stesso un artista".

Il parroco: "Sergio una persona accogliente"

Il parroco nell’omelia ha detto: “Sergio è stato una persona di accoglienza E anche noi possiamo essere come lui, possiamo essere delle persone umane, veramente umane. E persone cristiane”. Al termine della funzione, la parola è passata agli amici di una vita che ne hanno tracciato un commosso ricordo.

Caterina dal pulpito: "Ha creduto in me senza chiedere"

L’ultima a parlare è stata una giovane, Caterina: “Ho imparato presto che la fiducia è concessa con cautela, che il vero aiuto è raro, che le porte si chiudono più spesso di quanto di non si aprano – ha detto - Poche persone hanno creduto in me senza chiedere qualcosa in cambio e poche mi hanno accolta senza aspettative. Ma Sergio no, Sergio era diverso. Non pesava il suo tempo, non tratteneva il suo affetto, non si domandava se qualcuno meritasse la sua attenzione. Lui c’era, con discrezione, con naturalezza, con una generosità che non aveva bisogno di essere dichiarata”. E ancora: “Quando qualcuno ti accoglie senza riserve, impari a fare lo stesso con te stessa e con gli altri. Sergio aveva un dono raro: sapeva vedere le persone, oltre i ruoli, oltre le etichette. Sapeva riconoscere il valore delle persone, anche quando loro stesse non riuscivano a vederlo”. Parole accorate, accolte da un caloroso applauso che ha riempito gli antichi colonnati di San Donato.

Sergio l'artista di San Lorenzo: "Un amico di tutti"

Molto commosso anche Angelo Gnecco, artista noto per la Fiat Cinquecento  con la facciata dei vicoli sulla carrozzeria posteggiata in cima a via San Lorenzo, "era un grande amico, grande personaggio dell'arte, lui era aperto con tutti, curava Casa Luzzati come se fosse casa sua, essere al funerale è molto triste, sono molto commosso perché quando una persona non si potrà più vedere rimane tanto dolore".

L'ultimo viaggio verso Sesta Godano

Alla cerimonia erano presenti molti giovani accanto a rappresentati del terzo settore, della politica locale, dei vertici di Palazzo Ducale.
Il feretro è stato trasferito da personale di Asef del Comune di Genova a Sesta Godano, nello Spezzino, dove è stata allestita una seconda cerimonia funebre nel primo pomeriggio seguita dalla tumulazione nella cappella di famiglia.

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