Cronaca

I 27 milioni corrispondono al costo delle manutenzioni non fatte che avrebbero impedito il crollo
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di Silvia Isola

GENOVA - "Nel patteggiamento mancano tutti gli utili che società Autostrade ha maturato in questi anni e questa somma non è nient'altro che la spesa che non è stata fatta per la manutenzione - dovuta - che avrebbe impedito il crollo", attacca così il senatore de L'Alternativa c'è e candidato a sindaco di Genova Mattia Crucioli quello che sta avvenendo nell'udienza preliminare del processo Morandi, in cui Autostrade per l'Italia e Spea hanno avanzato la richiesta di patteggiare la propria responsabilità amministrativa sul crollo del ponte. La mancata realizzazione del progetto di messa in sicurezza delle due pile di ponte Morandi aveva permesso ad Autostrade per l'Italia di risparmiare 27 milioni di euro. A questo si aggiunge una sanzione di un milione di euro, la massima prevista. A Spea, la società che avrebbe dovuto controllare Aspi, spetterebbe una pena pecuniaria di 810 mila euro. "Non è una sanzione vera e propria e a ciò bisogna aggiungere i due spicci che hanno dato a Comune e Regione per non essere più parte civile nel procedimento: hanno creato un danno immane e hanno provocato 43 lutti, ma nessuno fa un calcolo preciso di quanto sarebbe dovuto. I soldi, tra l'altro, non vanno alla comunità locale genovese e ligure che è stata danneggiata in questi anni" e che continua a esserlo pagando lo scotto di manutenzioni non fatte nell'ultimo decennio, "ma andranno ripartiti tra il ministero degli interni e quello della giustizia". 

Tutto questo mentre si attende il parere della Corte dei Conti sull'accordo tra Cassa Depositi e Prestiti e Benetton: dopo un primo stop a causa di un documento non perfettamente a posto che ha inficiato tutti quelli che seguono, per cui si attende dal Governo la motivazione della propria decisione sull’aggiornamento dei pedaggi o altrimenti bisognerà riscrivere tutto, questo patteggiamento "potrebbe influire sul parere della Corte dei Conti, dato che una delle perplessità espresse era proprio sul fatto che lo Stato stesse comprando una scatola societaria con la 'spada di Damocle' del procedimento penale".

"In caso di una sanzione interdittiva, infatti, società Autostrade avrebbe potuto perdere il suo bene. Senza questa sanzione, che avrebbe punito per davvero la società, l'accordo potrà proseguire".

Un accordo che ammonta a 8 miliardi per l'acquisto dell'88,06% del pacchetto azionario di Autostrade per l’Italia: saranno i cittadini a pagare perché lo Stato si riappropri delle 'sue' autostrade, dato che Cassa Depositi e Prestiti è una società per azioni, controllata per circa l'83% da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e per circa il 16% da diverse fondazioni bancarie. Di fronte a questa cifra, i 28 milioni di euro appaiono una somma irrisoria, soprattutto davanti al crollo di Ponte Morandi. 

"Comune e Regione se fossero ancora parti civili avrebbero potuto opporsi a questo patteggiamento scandaloso"

Tutto è in mano alla giudice per l'udienza preliminare Paola Faggioni che dovrà esprimersi sul rinvio a giudizio o meno dei 59 indagati e sulla proposta di patteggiamento: si stima tra un mese circa. Ma c'è di più, dato che secondo la lettera della Corte dei Conti tra i nodi dell'accordo per le concessioni restava da chiarire anche il tema di chi farà fronte alle sanzioni e ai risarcimenti. "Pagherà il vecchio concessionario o lo Stato? A questo non abbiamo avuto ancora risposta". 

 

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