GENOVA -La coppia piemontese di Serravalle Scrivia ("il paese dell'Outlet" rimarcano i due quasi con orgoglio) costretta a fare i conti con le code in autostrada, "siamo partiti alle sei del mattino per arrivare alle otto....", ma anche la commerciante di Pieve Ligure che sceglie la comodità del mare a due passi dalla sua gelateria, che è poi la gelateria più nota della provincia di Genova.
Una giornata al mare, in un fine maggio che scotta come Ferragosto, Recco, nel mare del Golfo Paradiso, è il paradigma di tutta la Liguria appesa alla stagione balneare, finalmente senza restrizioni ma con ancore autostrade che spaventano
"Bello andare al mare senza mascherina e senza limitazioni" ammette la gelataia con l'aria seriamente rilassata.
Il presidente del sindacato dei balneari, Massimo Stasio, che è anche socio della società che gestisce quattro stabilimenti balneari, a Rapallo, Camogli, Genova e appunto a Recco, passata, o meglio sospesa la bufera delle concessioni legate alla Bolkestein, che di fatto ha rinviato tutto di due anni, racconta il suo lavoro. Spiegando come "si può spendere anche 50 euro al giorno per due lettini e ombrellone e piscina, ma se ci si accontenta anche solo 15 euro".
Stasio alla domanda su quale Comune è più attento alla sua categoria risponde senza esitazione Camogli, "lì si vive di mare", e chiarisce che non ha senso confrontare i litorali francesi senza stabilimenti con quelli italiani zeppi di cabine e sdraio: "I francesi sono più di noi e hanno pochissimo litorale, giusto salvaguardarlo, noi invece siamo una penisola tutta coste...".
Stasio aggiunge anche che se lo Stato, il demanio, vuole scovare delle spiagge libere qualche possibilità ce l'ha già anche a Genova: "I bagni militari sono chiusi per il covid e comunque sottoutilizzati, idem per gli ampi Capo Marina di corso Italia, l'anno scorso danneggiati da uno strano incendio".
IL COMMENTO
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