IMPERIA - Solo alle 4,30 del mattino la rivolta partita dai detenuti del carcere di Imperia è stata placata dagli agenti della polizia penitenziaria del carcere supportati da quelli di Genova arrivati sul posto.
Lo scenario che il personale si è trovato di fronte "è praticamente di una vera e propria distruzione, il secondo piano dell’Istituto 'raso al suolo', un corridoio al limite della percorribilità" comunica Fabio Pagani, segretario della Uil Polizia Penitenziaria che spiega come non sia stato necessario far ricorso ad atti di forza da parte degli agenti penitenziari.
Una trentina dei settantasette detenuti hanno possesso del secondo piano del penitenziario approfittando del fatto di trovarsi fuori dalle celle, in un momento di convivialità come spiegato dallo stesso Pagani. A quel punto i detenuti si sono rifiutati di rientrare nelle celle e hanno iniziato a sbattere le stoviglie contro ringhiere e inferriate. Anche il sistema di video sorveglianza sarebbe rimasto danneggiata. Nel corso della protesta si sarebbero sviluppati anche tre principi di incendio.
La protesta è andata avanti per buona parte della notte. L'arrivo degli agenti della polizia penitenziaria di Genova ha contribuito a riportare la calma all'interno del carcere. Alla base della protesta ci sarebbe la richiesta da parte dei detenuti di poter effettuare più videochiamate tramite WhatsApp e di essere maggiormente coinvolti in attività, anche esterne al penitenziario e di conferire più spesso con il direttore.
"Il supporto degli uomini e delle donne di Genova intervenuti questa notte per aver gestito con esemplare professionalità ed equilibrio ore di tensione, soprattutto questa notte con un reparto intero che protestava un reparto “raso al suolo” osserva ancora Pagani che sottolinea come quanto accaduto debba essere preso in considerazione dalle istituzioni per evitare che situazioni simili si ripetano col passare del tempo.
"La protesta di Imperia può rappresentare la spia di un disagio più ampio - Imperia è un Istituto che merita attenzione da parte dei vertici del Dap, soprattutto in merito alla grave carenza organica di Polizia penitenziaria Per questo – dichiara Pagani – i riflettori debbono restare accesi, onde evitare derive di violenza e disordini".
IL COMMENTO
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