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Cultura e spettacolo

Appuntamento da martedì 31 gennaio a domenica 5 febbraio, nella splendida cornice della sala Gustavo Modena a Sampierdarena
3 minuti e 29 secondi di lettura
di Silvia Isola
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GENOVA - Si va dal racconto dell'ultimo bullone che ha sigillato il Ponte Genova San Giorgio, attraverso le voci di tornitori e saldatori che hanno partecipato all'impresa di ricostruzione, al record di atti notarili stilati per evitare gli espropri, ma poi anche avvocati, cittadini e tante voci che dalla tragedia del 14 agosto 2018 si sono rimboccate le maniche per ricucire una città ferita. E se la ferita rimarrà sempre nella mente dei genovesi, il racconto della ricostruzione del viadotto sul Polcevera è diventato uno spettacolo che - dopo alcune 'rappresentazioni zero' - arriva sul palcoscenico del Teatro Nazionale di Genova da martedì 31 gennaio a domenica 5 febbraio, nella splendida cornice della sala Gustavo Modena a Sampierdarena. Uno spettacolo musicale, ideato da Massimiliano Lussana, popolato dalla musica di De André, De Gregori, I Trilli ma anche Goldrake, che contrappone il punto più basso che una nazione possa raggiungere, con il crollo di un ponte e 43 vittime che mai saranno dimenticate, e quello più alto nella capacità di ricostruire un'opera nevralgica in poco tempo e senza intoppi.

"Mi sembra che attraverso questo lavoro Genova possa ritrovarsi allo specchio di se stessa, da protagonista, malgrado la propria volontà, della storia", commenta il regista Alessio Pizzech, subentrato al work in progress di questo recital avviato da Mario Incudine. E la prossima stagione lo spettacolo sarà ospite anche in Puglia, Sicilia, Emilia Romagna, Toscana e Lazio, oltre che nei teatri liguri. Segno di come quanto accaduto a Genova contenga una morale universale. "Raccontiamo in qualche modo la ricostruzione di un'identità", aggiunge il regista.

"Per Genova questo racconto ha una potenza evocativa forte, ma credo che sia un po' un monito anche per tutto il paese, una storia paradigmatica e accessibile alle altre città"

Presenti alla conferenza stampa nel foyer all'interno del Teatro Ivo chiesa anche il sindaco Marco Bucci e il governatore Giovanni Toti. "I mille del ponte è una grande dichiarazione d’amore a Genova, l’espressione genuina del desiderio di ricordare, da una parte, ma anche di un impulso al rinnovamento che ha pervaso tutta la città", dichiara il sindaco di Genova Marco Bucci. "Un racconto dedicato agli uomini e alle donne che hanno costruito il nuovo ponte di Genova, un’infrastruttura fondamentale per la nostra città, il Nord-Ovest italiano e l’Europa, frutto di un grande lavoro di squadra".

"Senza i mille del ponte non ci sarebbe il Ponte San Giorgio"

"Questo spettacolo ha il grande pregio di rappresentare e trasmettere un ricordo fondamentale, quello della tragedia del Morandi e la sua ricostruzione, momenti del nostro passato di grande importanza anche per il nostro futuro", commenta il presidente di Regione Liguria e assessore alla Cultura Giovanni Toti. "Trovo sia importante rendere ancora più condivisa questa memoria, perché la ricostruzione del viadotto sul Polcevera è stata frutto di un impegno corale non solo di aziende, operai ed ingegneri che hanno lavorato nel cantiere per realizzare il progetto di Renzo Piano, ma anche di oltre 500mila cittadini che hanno creato l’atmosfera e lo spirito necessari per realizzarlo. Credo sia questo il vero segreto del modello Genova: un impegno collettivo, che ha coinvolto lavoratori, pubbliche amministrazioni, imprese e società civile verso un obiettivo comune, realizzando il ponte in soli due anni in un Paese dove spesso le opere richiedono almeno dieci anni per vedere la luce".

"Interessante anche il richiamo al numero 'mille' del titolo dello spettacolo, che ricorda i mille garibaldini partiti proprio da Genova per costruire l’Italia. Le grandi opere e i grandi obiettivi, del resto, non sono mai il risultato dell’impegno di una sola persona"

Ha voluto essere presente anche il direttore del Teatro Nazionale di Genova Davide Livermore, collegato da Roma dove si trova per la prima della sua "Aida". "Quando sono arrivato a Genova nel 2020 la città era ancora fortemente segnata dal crollo del ponte Morandi. Assistere all’inaugurazione del nuovo ponte, a distanza di pochi mesi, mi ha reso orgoglioso di essere entrato a far parte di questa comunità", racconta . E aggiunge: "Rappresentare la contemporaneità e le istanze della nostra società è al centro della mission del Teatro Nazionale di Genova, che ha una grande tradizione di teatro documento. Anche per questo siamo particolarmente felici di ospitare questo spettacolo".

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