GENOVA - "Questa è una storia incredibile, è una storia incredibile perché avviene in un momento cruciale della nostra storia. Siamo nel 1924, quando Giacomo Matteotti, il deputato socialista, è stato appena rapito dai fascisti e in quel momento arriva in Italia un capo grande capo indiano, un pellerossa che fa una tournée tra le città costiere italiane tra bagni di folla ed entusiasmi di donne in adorazione".
"Laplante ha un sogno, vuole portare il fascismo ai pellerossa, la camicia nera"
Inizia così lo spettacolo che fino al 2 aprile in sala Dino Campana darà modo di scoprire al pubblico una pagina di storia che ha il sapore di novità: a raccontare la trama a Primocanale è proprio l'autore del testo Maurizio Patella. Appuntamento al Teatro della Tosse per la nuova produzione firmata da Emanuele Conte, presidente di Fondazione Luzzati, che promette di svelare una storia assurda ma non per questo non vera, una storia che da un momento cruciale della storia del nostro paese apre squarci su un presente non immune da corsi e ricorsi storici.
"Il fenomeno Laplante", questo è il titolo dello spettacolo, nasce dalla lettura di un libro sulla marcia su Roma e dintorni di Emilio Lussu. "Questo deputato socialista pluridecorato della Grande Guerra, che è stato uno dei fondatori del partito Sardo d'Azione, racconta i primi giorni del fascismo, soprattutto in Sardegna, e poi raccontava, a margine dello sbarco a Cagliari di questo capo indiano fascista". Da lì sono partite le ricerche dell'autore di questo romanzo avvincente, per ricostruire il curioso caso.
"Pensate che il costume di questo capo indiano fascista è qui in Italia, al Museo Lombroso di Torino. E lo si può ancora vedere esposto. Si tratta di un museo di antropologia criminale. Quindi si possono tirare un po' le fila di quello che succederà in questa storia"
E il fascismo, nonostante sia passato più di un secolo, è ancora un argomento da analizzare e metabolizzare, studiando quanto accaduto, perché e quali sono state le conseguenze. Ed è da questa istanza che si comprende l'urgenza di questo spettacolo.
"È molto pericoloso parlarne perché subito ci si arrocca in delle posizioni molto spesso predefinite e con questo lavoro si è cercato di avere una leggerezza e un'ironia, diciamo senza stravolgere nulla della storia, in modo che ogni spettatore si faccia una sua propria idea"
A raccogliere la sfida di portare questo testo è stato proprio Emanuele Conte che da un flusso di coscienza ne ha creato tre parti cucite su Luca Mammoli, Enrico Pittaluga e Graziano Sirressi. "Qesti tre attori il verde, il bianco e il rosso che interpretano un po' tutti i 52 personaggi che danno vita a una sorta di cabaret futurista elettronico".
IL COMMENTO
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