GENOVA - Palloncini colorati, bimbi che giocano, festoni, come una vera e propria festa di compleanno. Ma anche birrette e quell'aria che si respira come ad una rimpatriata con gli amici di sempre nei carruggi di Genova. Non poteva essere più "otaga" di così la presentazione del nuovo disco, "Auguri", che segna il ritorno degli Ex-Otago nel panorama musicale italiano. Sono passati quattro anni da quel successo che li aveva investiti per "Solo una canzone" che aveva fatto innamorare tanti nuovi fan, dopo il Festival di Sanremo. E poi il tour con il concerto al 'palazzetto', una notte magica all'Rds Stadium che aveva segnato la parola 'pausa'. Pausa perché in mezzo ci sono state una pandemia, il lockdown, le vite personali, qualche piccolo "otago" oggi cresciuto, la vita che scorre e che nutre le canzoni di questo gruppo un po' indie, un po' pop, ma sicuramente genovese nel dna. E anche il nuovo album, che si è arricchito di nuove sonorità e sfumature, oltre che di collaborazioni interessanti, rappresenta sì una crescita, ma anche un ritrovarsi di nuovo insieme con lo spirito che ha sempre contraddistinto la band genovese. Nella cornice della piazzetta del Ninfeo, un angolo che ricorda quasi un borgo delle Cinque Terre in pieno Centro Storico, li abbiamo incontrati prima della lunga serata di festa assieme ai supporters di tutte le età per aspettare il release ufficiale di "Auguri".
Che cosa segna questo ritorno, che cosa significa per voi questo album a cui avete lavorato quattro anni?
Maurizio Carucci - Siamo stati un po' in silenzio perché siamo molto amanti del silenzio e siamo amanti di tutti quei progetti che se non hanno niente da dire stanno zitti e noi siamo stati un po' zitti. Ma in questo silenzio, in questa attesa, abbiamo anche incontrato, per fortuna, delle canzoni nuove, delle tematiche e delle musiche che con grande fatica e dedizione le abbiamo trasformate in canzoni. E così nasce "Auguri", un disco selvatico che raccoglie tutto e che non ha padroni. E parla di crescere. Abbiamo addirittura scomodato il latino "Auguri", "augurare" significa "accrescere" e noi pensiamo di avere un grande bisogno di crescere, di far crescere i nostri sensi, quindi non solo quelli più organici e fisici, ma anche la consapevolezza, la visione del mondo. E quindi è un augurio molto sincero cordiale che facciamo a tutti quelli che ci ascoltano e in primo luogo a noi. E poi "auguri" è una parola che ci piace, ci diverte, ci fa subito entrare in relazione con le persone, con le famiglie, con le case, ci ricorda i nonni, le torte di mele dei nonni, le candeline, ci ricorda le station wagon dei nostri genitori quando da Casarza andavamo a Varese Ligure in vacanza.
Cosa è successo in questi quattro anni? Quanta strada avete percorso, quanto siete cresciuti e cambiati?
Simone Bertuccini - Siamo speriamo cresciuti. Diciamo che dopo il Covid, ci siamo comunque messi al lavoro e abbiamo deciso di ritornare con un progetto nuovo. Sono successe tante cose nel frattempo, nonostante noi tutti fossimo in silenzio, in realtà la band dietro stava lavorando tanto e ci siamo ritirati spesso. Abbiamo fatto dei ritiri dove abbiamo convissuto, siamo stati a stretto contatto, abbiamo scritto tante canzoni. "Auguri" le condensa in una selezione di dieci canzoni che per noi erano le più rappresentative e rappresentano gli Ex-Otago. Abbiamo una new entry che è Giorgia, una chitarrista formidabile per la parte live.
Olmo Martellacci - E invitiamo a vederci e soprattutto a vedere Giorgia in azione il 12 luglio all'Arena del Mare. Una serata dedicata a Genova. Una serata anche dedicata a noi, ovviamente, quindi sarà un bel ritorno. Soprattutto anche perché idealmente il nostro ultimo concerto, prima che il progetto si stoppasse per quattro anni, è stato proprio Genova.
Com'è tornare sul palco? Anche perché poi Genova ovviamente è l'appuntamento da non mancare per noi, ma poi sarete in tutt'Italia...
Olmo Martellacci - Questi quattro anni sono stati "come una barca lontano dall'acqua", come insegna il nostro poeta Maurizio Carucci (ndr).
Maurizio Carucci - Penso che il vestito migliore che si possono mettere gli Ex-Otago è il palco, perché è quel punto che non ha un nome, ogni palco non è segnato dalle mappe. E quindi noi viviamo in questo posto sconosciuto ma che è sempre sempre di casa e lì accadono le cose più belle, più interessanti, c'è un'intensità che non riusciamo mai a trovare altrove e quindi come dire anche Genova diventerà un luogo sconosciuto per noi ma anche estremamente familiare.
Anche perché sarà proprio una grande festa dove ci sarà dal salumiere sotto casa allo sconosciuto che non conosciamo, tutta la comunità marocchina e islamica che saluto di Genova, ed è sempre molto figo. Ma poi anche la Val di Vara, la Val Borbera...
Tutta Marassi... A proposito di Genova, quanta Genova c'è in "Auguri"? Ci sono anche delle collaborazioni genovesi...
Rachid Bouchabla - C'è un po' di Genova. Beh, la collaborazione genovese, il nostro mitico Olly, amico ragazzo che stimiamo e pensiamo che sia veramente forte, gli vogliamo bene, anzi auguri Olly.
Maurizio Carucci - Diciamo che abbiamo chiesto ad alcuni amici banalmente di accompagnarci in alcune canzoni. Fabri Fibra, con cui ho collaborato l'anno scorso, una persona che che stimiamo molto. Olly, un ragazzo giovane di Genova che facendo cose bellissime, e con amici di vecchia data che avevano suonato con noi anche a Genova all'ultimo concerto come i Coma Cose.
L'augurio che vi fate e auguri che fate invece alla città di Genova.
Maurizio Carucci - L'augurio che io faccio agli "Otaghi" è di cambiare sempre e di trasformarsi e l'augurio che facciamo a Genova è di cambiare sempre, ma stando molto attenta a non tradirsi. Genova è una città bottega, una città che ha delle tradizioni, una città selvatica, schiva. Sarebbe bello se avesse intenzione di rimanere così...
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IL COMMENTO
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