Cultura e spettacolo

Il cantautore di 'Signora mia' e tanti altri successi si confida a cuore aperto a Primocanale
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di Dario Vassallo

Sarà la nostalgia, brano cult del 1982. Ma anche Primavera, presentato al Festival di Sanremo dell'anno dopo e soprattutto Signora mia, inserito in un film di Lina Wertmuller, Il giardino proibito e Gli occhi di tua madre. Sono solo alcuni dei tanti brani di Sandro Giacobbe che hanno fatto innamorare più di una generazione. Il cantautore genovese ha deciso di festeggiare i cinquant'anni di carriera nella splendida location di Terrazza Colombo insieme ai tanti amici che gli sono stati accanto in tutti questi anni. Una festa informale, ricca di musica ed allegria.

Se si volta indietro cosa vede? "Intanto incredulità, perché provo tante volte a farmi il viaggio a ritroso ma fatico veramente a credere che da quel 19 aprile del '74 ad oggi siano passati cinquant'anni. E invece così. Cinquant'anni di grande carriera, perché comunque sono stato fortunato a nascere artisticamente in un bel periodo, quello degli anni 70, ma anche di splendida vita privata con due figli straordinari, due nipotini meravigliosi e una una moglie conosciuta 14 anni fa e sposata nel 2022"

Quando è nata la voglia di fare questa professione? "Ero bambino e andavo a casa dei miei nonni in Basilicata. Ricordo che c'erano camion che portavano i contadini nei campi al mattino presto e in questo tragitto, più o meno di un'ora e mezza, cantavano. Io imparavo le canzoni e cantavo con loro. Dunque una passione che ho sempre avuto ma il colpo di grazia è stato nel '65 proprio a Genova quando ho visto i Beatles: sono uscito dal Palasport dicendo a me stesso che dovevo assolutamente comprare una chitarra e cominciare a suonare".

Come è cambiato nel corso di questi cinquant'anni? "Un po come tutti. I primi anni vivevo di musica, di canzoni, di sogni. Poi mano a mano che si diventa grandi si vive in maniera più consapevole. Quindi la famiglia, i figli, le tournee ma anche cose che quando ero giovane affrontavo in maniera superficiale e adesso sono parte integrante della mia vita. Come la politica: sono molto più attento a quello che succede, avrei voglia di intervenire per far sentire la mia voce ma è molto difficile, sto anch'io nel tritacarne dove stiamo tutti e spero solo che chi comanda abbia il buon senso di capire che le guerre non portano mai a nulla di buono".

E la musica intorno a lei come è cambiata? "Si è persa la parte più tradizionale e romantica diventando rispetto ai miei tempi, e specialmente in questi ultimi dieci anni, qualcosa di molto diverso. A me piace cantare col microfono e nient'altro, oggi se non hai l'autotune sei quasi uno sfigato. Io sono rimasto un tradizionalista".

Le sue canzoni hanno fatto innamorare generazioni di ragazzi, ce n'è qualcuna cui si sente più legato? "E' chiaro che le canzoni fanno parte di qualcosa che ti porti dietro e ti fanno chiedere: ma è possibile che tanta gente si emozioni così? Eppure... Le racconto una cosa che mi è capitata alla fine di un concerto in Costarica quando sono venuti a trovarmi in camerino marito e moglie che mi hanno confessato come quella sera si fosse realizzato un loro sogno perché avevano potuto ascoltarmi e gioire della mia musica. Mi seguivano da quarant'anni e avevano le lacrime agli occhi. Ecco, queste cose ti gratificano più di tutto, perché pensare che dall'altra parte del mondo ci sono persone che vivono delle tue stesse emozioni e hanno piacere di incontrarti, di vederti, di fare una foto e tenersela gelosamente per tutta la vita sono cose fantastiche".

Quali sono i colleghi a cui si sente più legato? "Qui si apre un capitolo particolare perché specialmente nella musica ci sono tanti abbracci, tanti baci, tanti momenti di grande affetto e poi magari ti giri e non ti vedi né ti senti più per anni. Io l'amicizia la intendo in un altro modo: hai bisogno, ci sono; se sono io ad aver bisogno, spero ci sia anche tu. E invece tante volte questo non accade. Allora parli di tante conoscenze ma pochissime amicizie. Una sola in assoluto: Gianni Bella".

Però, visto il successo di questa festa, tante amicizie fuori dal mondo della musica. "Bravo, è così. Difatti stasera ci sono tantissimi amici che sono persone normali conosciute in questi anni e pochi cantanti, pochi artisti".

Dei cantanti di oggi chi le piace di più? "Sicuramente Ultimo, ha una bellissima vena melodica nonostante sia moderno. Poi Mister Rain che dall'anno scorso ha fatto un percorso molto importante, Francesco Gabbani e Alessandra Amoroso, una voce che trasmette tanto".

Da un artista con cinquant'anni di carriera alle spalle, che consiglio darebbe oggi ad un ragazzo che comincia adesso? "Purtroppo il successo di oggi è dettato da un mondo che che si evolve in continuazione e gira molto velocemente per cui credo che la difficoltà più grande sia non solo farsi conoscere perché può anche accadere improvvisamente con i talent ma proseguire e continuare. Ne ho visti tanti con le ragazzine che si strappavano i capelli e dopo un anno non li ricordava più nessuno. Ecco, credo sia meglio avere un cammino. Magari non troppo altisonante però continuo: è la maniera migliore per costruire le basi di un successo importante".