Cultura e spettacolo

Una storia sexy e moralmente complessa allo stesso tempo
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Il regista americano Richard Linklater ha sempre navigato tra generi diversi senza mai perdere una propria identità. Il suo lavoro, che abbraccia quasi quarant’anni, può essere descritto in molti modi: romantico (vedi 'Prima dell'alba'e i suoi seguiti), intelligente ('Tape'), a volte commovente ('Boyhood'). E tuttavia l’ultimo film, ‘Hit man – Killer per caso’ è una classe a parte rispetto a tutto il resto perché gli aggettivi precedenti si uniscono, si mischiano e si applicano allo stesso modo a questo piccolo gioiello cinematografico: incantevole e di gran lunga la cosa più divertente che abbia mai girato.

Ispirato ad una storia vera, racconta di Gary Johnson, professore universitario di psicologia affascinato dall'eterno mistero della coscienza e del comportamento umano. Divorziato di recente ma felice, trascorre gran parte del suo tempo libero facendo birdwatching. Poi integra le sue entrate aiutando la polizia in operazioni sotto copertura. Ogni volta che si viene a sapere di qualcuno che cerca di assumere un killer, un poliziotto finge di essere un assassino a pagamento e si mette in contatto con il cliente per smascherarlo. Il compito di Gary è installare l'elettronica che consentirà di registrare la persona mentre afferma di volere che qualcuno venga ucciso. Un giorno un poliziotto viene sospeso all'ultimo momento per cattivo comportamento e gli viene chiesto di prendere il suo posto. Quando interviene come agente sotto copertura sostitutivo, scopre di essere bravo a farlo, diventa duro e cattivo, e lavora con entusiasmo utilizzando travestimenti come cicatrici, tatuaggi, barbe, parrucche, cappelli, perfino accenti russi. Insomma, un attore camaleontico che crea interi personaggi.

Le cose si complicano quando incontra il primo sospettato che non vuole davvero mandare in prigione: la bellissima Madison che cerca di liberarsi del marito violento e comincia subito a flirtare con lui. Così Gary, solitamente coscienzioso, diventa terribilmente poco professionale quando, contro qualsiasi protocollo, consiglia a Madison di non assumerlo e di utilizzare invece i soldi per lasciare il marito e iniziare una nuova vita. Ma non sarà così semplice anche perché la chimica tra i due si rivela esplosiva intrappolando il ragazzo in una rete di bugie sempre più grande mentre cerca di conciliare le esigenze del lavoro, la ricerca del piacere e il desiderio di fare la cosa giusta.

Senza spoilerare nulla, 'Hit Man' si spinge in alcuni territori piuttosto audaci dal punto di vista narrativo, laddove altri registi si sarebbero diretti verso acque morali più prevedibili. Ricorda i noir e i thriller in cui tifavamo perché i protagonisti la facessero franca senza pensare alle possibili ripercussioni attingendo ai concetti di identità e agli auto-stili psicologici così diffusi nella nostra esistenza sui social media. Come la capacità del suo protagonista di cambiare identità a seconda della situazione, Linklater sembra sapere perfettamente di cosa hanno bisogno gli spettatori, passando dalla commedia al film d'azione e dal romanticismo ad un approfondimento filosofico della capacità umana di cambiare, storia sexy e moralmente complessa allo stesso tempo. 

'Hit man' potrebbe essere sottovalutato nella sua complessità, uno studio su quanto sia facile diventare ciò che fingiamo di essere. Riguarda il modo in cui ci piace definire le persone in base al loro lavoro, ma pure la nostra capacità di sorprendere anche noi stessi. E se l'impostazione narrativa è il classico noir con un uomo normale invischiato in una storia con una femme fatale, si presenta con un tono leggero che ricorda le 'screwball' degli anni trenta e quaranta cui associa la furia contorta del desiderio. Una miscela di umorismo, azione e suspense che lo rende tra le migliori commedie dell'anno.