Cultura e spettacolo

L'attrice sceneggiatrice e protagonista del film tratto da una famosa commedia di Franca Rame
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di Dario Vassallo

Un film sul desiderio di felicità tratto da una famosa commedia di Franca Rame del 1983 che racconta la sempiterna favola o il sempiterno martirio dell’amore quando è coppia, o quando si diventa molti di più. 'Coppia aperta quasi spalancata' – prodotto, sceneggiato e interpretato da Chiara Francini che ha recitato il testo a teatro per quattro anni - racconta la storia di Antonia sposata con un uomo profondamente convinto che la felicità risieda nell'essere una coppia aperta costringendola così a sopportare tutta una serie di relazioni extraconiugali. E' una condizione che inizialmente la fa soffrire, tanto da pensare di suicidarsi ma quando si rende conto di essere ancora giovane, pronta a cominciare una nuova vita, tutto cambia. Ed è a quel punto che il marito inizia ad essere geloso impedendole di portare avanti una relazione con un uomo di cui si è infatuata.

“Ho scelto di trasportare questo testo sullo schermo – spiega Chiara Francini venuta a Genova per presentare il film agli spettatori del cinema Corallo – perché affronta un tema assolutamente universale e attuale. Mi sono chiesta: dopo 40 anni esiste oggi la coppia aperta? Così ho intrapreso un vero e proprio viaggio in quelle che sono oggi tutte le diverse forme tramite le quali gli esseri umani provano ad agguantare l'amore”.

Più che un film di fiction è un docu-film. Perché ha scelto questa strada? “Volevo fosse un affresco di fronte al quale il pubblico potesse riflettere e vedere davvero uno spaccato di realtà. Quindi al di là della storia interagisco con le persone che sono venute a vedermi a teatro, con i gruppi di poliamorosi, coloro cioè che per scelta portano avanti ménage aperti, intervisto il poliamoroso più anziano d'Italia, 96 anni, e mostro anche una famiglia assolutamente vera composta da una donna e due uomini. Il desiderio, insomma, è che fosse qualcosa quanto più vicino alla realtà possibile”.

Non è soltanto un film sulla coppia ma anche sul percorso di una donna. “Assolutamente sì. C'è Antonia, la protagonista della pièce di Franca Rame, ci sono io e c'è Sarah che è appunto questa signora che ha ha deciso di passare la sua vita con due uomini. Quindi è un film che indaga sull'amore, ma anche sull'essere donna al giorno d'oggi”.

Quanto c'è di Chiara Francini in Antonia e quanto è stato difficile interpretare quelle parti che sono più lontane da lei? “C'è sicuramente la mia grande curiosità anche se personalmente vado avanti con una monogamia un pochino azzoppata. Sicuramente di Chiara Francini c'è questa sete, questa fame di capire, di vedere la bellezza con la quale tutti noi cerchiamo la formula perfetta per la felicità”.

Ma alla fine meglio la monogamia o la poligamia? “Beh, alla fine della fiera sono meglio tutt'e due, basta ascoltarsi e capire qual è il viatico più adatto ad ognuno di noi”.

Per concludere, da questo viaggio prima teatrale poi cinematografico cosa si porta dietro? “Un grandissimo bagaglio umano. Mi porto la bellezza di aver interagito con persone reali, con persone appassionate, con persone che mi hanno davvero regalato uno spaccato delle loro vite. Mi porto dietro tanta vita”.