Cultura e spettacolo

Torna sullo schermo una storia antica quanto il cinema stesso
3 minuti e 22 secondi di lettura
di Dario Vassallo

Forse era solo una questione di tempo prima che il regista Robert Eggers, al suo quarto film, con ‘Nosferatu’ affondasse i denti nel Dracula di Bram Stoker. Perché il suo lavoro ha sempre attinto alla Storia, alla mitologia, alla religione e perfino alle fiabe. La sua opera prima, ‘The witch’, era ambientata nel New England del 1630, dove una famiglia di agricoltori espulsa da un insediamento puritano incontrava la stregoneria nei boschi. Poi, con ‘The lighthouse’ ci ha mostrato due uomini in isolamento claustrofobico alla fine dell’Ottocento su un'isola al largo del Maine, flagellati dagli elementi e dalle proprie tempeste personali per poi andare indietro al Medioevo con ‘The northman’, saga vichinga di rivalsa e vendetta.

La più famosa storia di vampiri

Adesso si è accostato alla leggenda dei vampiri partendo dal capolavoro silenzioso di Murnau del 1922 ma non dimenticando né il remake di Werner Herzog né la rivisitazione barocca che ne fece Francis Coppola. Nella Germania del 1838, un ambizioso avvocato, Thomas Hutter (Nicholas Hoult), lascia la sua casa per trasferirsi in un remoto villaggio della Transilvania dove deve concludere un affare immobiliare con il misterioso conte Orlok (Bill Skarsgård) che in realtà è un antico vampiro assetato di sangue. Con un eventuale successo si assicurerebbe una posizione nella sua azienda, potendo così offrire una vita migliore alla moglie Ellen (Lily-Rose Depp) che, come ci viene rivelato nei momenti iniziali del film, cercando disperatamente conforto per la solitudine in cui versava caduta in trance era entrata in contatto proprio con Orlok che le aveva rivelato come lei non appartenesse al mondo dei vivi facendole promettere di unirsi a lui quando fosse tornato a reclamarla.

Il racconto di una società assediata

La storia che si racconta è antica quasi quanto il cinema stesso e tuttavia Eggers ha evitato qualsiasi tentazione di aggiornare il racconto classico, adattato per la prima volta in maniera non autorizzata da Murnau che per questo motivo dovette cambiare il nome al protagonista. Ciò nonostante trova risonanze contemporanee nel racconto di una società assediata da una mostruosa piaga: sciami di topi seguono Orlok ovunque vada, portando con sé una vera e propria pandemia di malattie e decadenza e mentre la storia principale che coinvolge questo non morto procede in primo piano, lo sfondo si riempie di corpi di malati e moribondi.

Un incubo ricco di affascinanti dettagli visivi

Moderno nella sua prospettiva ma feticisticamente accurato per i tempi, il ‘Nosferatu’ di Eggers rende il peccato con un senso puritano di pericolo mortale. Un incubo ricco di sontuosi dettagli visivi che geme sotto il peso del terrore e si contorce sia con la violenza che attraverso l'erotismo stabilendo un legame inestricabile fra sesso e morte. E se quello di Skarsgård non è esattamente un vampiro sexy come Frank Langella nel ‘Dracula’ di John Badham del 1979 i suoi incontri con la donna che chiama "la mia afflizione" hanno una carica erotica inquietante. Poiché Nosferatu si collega ai racconti di vampiri che lo hanno preceduto, l'esperienza non consiste nel vedere come il regista reinventa la vicenda ma nel modo in cui onora questo mito senza tempo con una visione esigente e corposa in tutto il suo suggestivo e cruento orrore gotico. Eggers non vuole che vediamo nell'oscurità, vuole che vediamo l'oscurità stessa. Riconoscerla non come l'assenza di luce, ma piuttosto come una forza selvaggia e immortale che portiamo dentro di noi come un segreto.

Qualcosa di inedito

In questo modo ha creato qualcosa di inedito: una fantasmagoria che pur non percorrendo esattamente nuovi sentieri e attenendosi abbastanza fedelmente al romanzo di Stoker crea tuttavia qualcosa che non sembra mai una ripetizione. Il risultato finale è affascinante e spaventoso, pieno di romanticismo ma anche di momenti di puro e imperturbabile orrore. Un film sulla necessità di affrontare e conoscere il male totale per sconfiggerloin grado di farci capire che alimentare la nostra oscurità è il metodo migliore che abbiamo per portarla alla luce.

 

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