Cultura e spettacolo

Porta lo spettatore dietro le porte chiuse della Chiesa per mostrarci uno dei processi più privati che esistano al mondo: l'elezione di un nuovo pontefice
3 minuti e 53 secondi di lettura
di Dario Vassallo

Fede e religione tendono a essere interiorizzate in termini così personali da nascondere spesso lo scontro che sottendono. Laddove la prima è una risposta solitaria e in qualche modo primordiale ai misteri dell'esistenza, la seconda è un assetto istituzionalizzato, spesso politico, con regole e tradizioni ben precise. E dove c'è politica, ci sono segreti, fame di potere e mezzi tutt'altro che etici per ottenerlo. E’ quanto mette in campo ‘Conclave’ di Edward Berger (regista che due anni fa si era fatto notare con un intenso adattamento di Niente di nuovo sul fronte occidentale) che partendo da un romanzo di Robert Harris crea un thriller intellettuale che porta lo spettatore dietro le segrete porte chiuse della Chiesa cattolica per mostrarci uno dei processi in assoluto più privati che esistano al mondo: l'elezione di un nuovo pontefice.

Una serie di macchinazioni nascoste

A Roma il Papa è morto e il cardinale Lawrence (Ralph Fiennes) la cui fede negli ultimi tempi ha un po' traballato tanto da volersi dimettere è incaricato di guidare la cerimonia del conclave. Il suo compito è complicato da diversi fattori dal momento che c'è una battaglia per il controllo tra due teologie opposte. Il cardinale Tedesco (Sergio Castellitto) è un conservatore estremo che vuole riportare la chiesa il più indietro possibile al passato mentre il cardinale Bellini (Stanley Tucci) sostiene una posizione liberale più favorevole alle donne e agli omosessuali. Poi ci sono il cardinale Tremblay (John Lithgow), tra i principali contendenti che però potrebbe nascondere uno scandalo nel suo passato che ha portato il defunto pontefice a chiederne le dimissioni, il cardinale africano Adeyemi che diventerebbe il primo papa nero se riuscisse a eludere le sue discutibili posizioni sociali e un cardinale sconosciuto che il precedente papa aveva segretamente assegnato a Kabul sulla cui legittimità all’elezione molti suoi colleghi sono scettici. Quando il primo voto non produce un vincitore chiaro, dietro le quinte iniziano tutta una serie di macchinazioni nascoste attraverso le quali i favoriti si rivelano in modi sconcertanti, mettendo in discussione la moralità dei rispettivi trascorsi. E infine c’è anche una suora, responsabile della gestione del dormitorio di Casa Santa Marta dove sono 'sequestrati' gli elettori, che non può fare a meno di intromettersi in nome della giustizia sfidando la gerarchia maschile.

Due cardinali parlano tra loro

Si lotta per il futuro della Chiesa

Nessuna organizzazione ha un'infrastruttura barocca come la Chiesa cattolica, con tutte le sue regole e i suoi rituali. Di questi il processo che porta all’elezione di un Papa è già stato in passato oggetto di film di vario tipo, dall’Uomo venuto dal Kremlino di Michael Anderson all’Habemus papam di Nanni Moretti, ma questa versione differisce dalle altre perché considera lo scenario da una prospettiva molto contemporanea. Non si tratta solo di un gioco di controllo di quella che è la religione più seguita al mondo ma piuttosto di una lotta per il futuro progressista della Chiesa in un'epoca in cui la religione è di nuovo al centro di guerre culturali globali tanto che il conclave non viene considerato qualcosa di sacro ma una meschina campagna politica condotta in segreto, dove i pettegolezzi scorrono, gli ordini del giorno sono malleabili e le lealtà fugaci. Il film è la storia di una lotta di potere che se togli gli zucchetti e le tonache potrebbe svolgersi anche altrove, durante un'elezione politica o all’interno del consiglio di amministrazione di una grande multinazionale.

Un film minaccioso e inquietante

Edward Berger riesce trasformare quello che avrebbe potuto essere un dramma da camera visivamente noioso in un film che noioso non lo è mai, facendo scorrere la macchina da presa attraverso i corridoi del Vaticano in un modo che lo rende minaccioso e inquietante allo stesso tempo e sebbene sia sostanzialmente un thriller quello che avvince sono le sue intuizioni su un'istituzione in difficoltà osando sognare una versione più gentile, più grande e inclusiva del mondo, un mondo in cui dubbio e fede vanno di pari passo, dove non si deve scegliere tra il male e il peggio e l'assolutismo è un peccato. 

Storia su dottrina e fiducia nell'ignoto

'Conclave' sotto le sue pose di grandiosità è una storia silenziosa sulla dottrina e la fiducia nell'ignoto. È il confronto tra progresso e tradizione in una realtà che è così disperata da anelare qualcosa che abbia un senso quando sembra che l'incertezza regni sovrana. Lo fa sostenendo una Chiesa che vede tutti gli esseri umani come degni dell'amore di un Dio, qualunque esso sia indipendentemente dal nostro credo o dalle nostre usanze. Tutto ciò lasciando comunque spazio al dubbio, perché senza di esso non c'è bisogno di fede.

 

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