GENOVA - Da una parte un quartiere appeso ad una promessa, quella di non aver più sotto le proprie case gli impianti di stoccaggio di Carmagnani e Superba, dall'altra un municipio in rivolta che non vuole l'ennesima 'servitù' dopo che negli anni si è visto rubare il mare dalle attività portuali: tra i temi più accesi della campagna elettorale a Genova per le elezioni amministrative c'è stato il nodo dei depositi chimici, ad oggi ancora irrisolto. Trasferimento sì o trasferimento no? Opzione zero o altre alternative? Occupazione o cassa integrazione? E nel caso, per chi? Se Multedo non vede l'ora che la promessa del sindaco Marco Bucci diventi realtà, Sampierdarena insorge nel vederla concretizzarsi a Ponte Somalia. Il presidente del municipio Michele Colnaghi ha avviato nei mesi scorsi una battaglia legale per impedire lo spostamento "a pochi metri sempre dalle nostre abitazioni".
"Ricordo che non si tratta di uno spostamento, perché si parla di 77 mila metri quadrati, 75 serbatoi tutti fuori terra e materiali movimentati per 400 mila tonnellate, mentre attualmente sappiamo che i materiali movimentati sono tra i 100-330 mila tonnellate. Sarebbe un'attività 4 volte tanto impattante, col passaggio di 30 tir al giorno sulle nostre strade"
Al "Programma Politico di Primocanale", nell'ultima puntata del 2022, si è fatto il punto sulla situazione attuale nella diatriba che vede da una parte i cittadini del municipio Centro Ovest dall'altra il Comune di Genova, le aziende, l'Autorità Portuale del Mar ligure occidentale. "Il Consiglio Superiore dei lavori pubblici ha messo in evidenza alcuni punti sollevati da noi: lo scarso approfondimento delle possibili implicazioni ambientali, il traffico su strada, il traffico portuale perché come sappiamo c'è una c'è una regola della Capitaneria che impedisce il passaggio di navi cisterna e l'ormeggio su Ponte Somalia, il parere del Enac perché non ci devono essere azioni e materiali incendiari esplosivi all'interno del dell'area sorvolata dagli aerei". Nel frattempo due settimane fa c'è stato un incontro a Palazzo San Giorgio con l'Autorità Portuale, raccontato dallo stesso Colnaghi.
"Ci è stato detto che non esiste ancora un piano definitivo di questo spostamento, si sta attendendo in questi giorni una sorta di piano definitivo"
La questione è complessa e molto divisiva. C'è intanto un tema occupazionale e di sviluppo del territorio: da anni le aziende Carmagnani e Superba paventano di doversi trasferire altrove per poter ampliare i propri impianti e al tempo stesso migliorarne la qualità investendo sulle nuove tecnologie. Lo sa bene l'assessore al lavoro del Comune di Genova Mario Mascia che rimarca come dall'opposizione non sia, a suo dire, "mai arrivata una soluzione concreta, poiché l'opzione zero, ovvero la riconversione delle attività, non è una strada percorribile e farebbe saltare concreti posti di lavoro fondamentali per 100 famiglie". L'attacco dell'assessore va a chi vuole puntare ancora sulla siderurgia per le aree dell'ex Ilva, mentre ci sono una serie di aziende interessate a quelle aree e che si impegnerebbero a garantire i livelli occupazionali che Arcelor Mittal non è stata in grado di mantenere.
E questo sostenitore non poteva che essere Lorenzo Basso, senatore del Partito Democratico e vicepresidente della commissione ambiente, trasporti e innovazione tecnologica. Basso sul tema dei depositi costieri ha le idee chiare: "Condivido la posizione del municipio, dei comitati e delle officine sampierdarenesi. Stiamo parlando di un insediamento che ha comunque dei profili di pericolo dal punto di vista ambientale, che otterrà 30 milioni di euro di soldi pubblici e che mette a rischio più posti di lavoro di quelli che potrebbe far guadagnare", dice, alludendo al fatto che molte attività portuali perderebbero la loro sede e dovrebbero chiudere i battenti.
"Noi siamo di fronte a investimenti su questo porto di oltre 4 miliardi di euro: c'è un piano regolatore portuale che deve ridisegnare il porto per i prossimi 100 anni, avremo una nuova diga e io credo che quello sia il momento il luogo dove i tecnici si possono confrontare e vedere quelle che sono altre soluzioni"
Ma l'idea della diga più volte è stata accusata di essere infattibile. Nel caso Basso ammette che "Se non è fattibile, allora sono per l'opzione zero". Non è d'accordo Mascia su quanto detto, anche perché "il parere del Consiglio Superiore dei lavori pubblici è favorevole seppur condizionato, ma noi ci stiamo prendendo carico di questo problema di cui si è sempre parlato senza mai poterlo risolvere per i cittadini di Multedo". Secondo l'assessore al lavoro del Comune di Genova:
"Dobbiamo tornare coi piedi per terra, dato che questi depositi sono vittima di un eccessivo catastrofismo. Io non avrei problemi ad andare a Sampierdarena"
A chiudere il botta e risposta Colnaghi che è preoccupato per la 'sua' Sampierdarena, sia perché in alcune relazioni viene paventato il rischio di esplosioni con un raggio di 800 metri, sia perché sul vicino Ponte Etiopia transitano le armi. "Ma se non vogliamo pensare all'ambiente o alla sicurezza, pensiamo almeno all'occupazione: parliamo di un calo di 10 mila turni di lavoro e 60 mila ore di lavoro in porto, Grimaldi ha preallertato un taglio di 300 lavoratori, mentre Forrest Spa ha detto che se ne andrà da Genova, il ricatto occupazionale a me sembra che ci sia".
"Tante aziende in passato si sono riconvertite, perché non lo si può fare anche in questo caso. E l'opzione Vado Ligure è mai stata valutata sul serio?"
Anche nel 2023 si tornerà a discutere tra aule romane, consiglio comunale e Palazzo San Giorgio di un tema più caldo che mai.