Politica

"Al momento riportiamo i cittadini in Tunisia, Egitto e Nigeria, i Cpr hanno senso se aumentano gli accordi di rimpatrio" dichiara il governatore. Sulla Francia: "Applica Trattato di Dublino, vanno cambiate le regole"
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di Riccardo Olivieri

GENOVA - Il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti si sbilancia, ma non troppo, sul tema dei Cpr, i Centri di Permanenza per Rimpatri che il Governo Meloni vorrebbe far nascere in ogni regione. Per il governatore infatti "i Cpr hanno senso se aumentano gli accordi di rimpatrio" che l'Italia per il momento ha sottoscritto con Tunisia, Egitto e Nigeria, "una piccola parte" dichiara Toti.

"Abbiamo già dato al Ministro Piantedosi la disponibilità a collaborare a tutto quello che serve nel Paese per dare un'ordinata risposta ad una crisi che non è certamente risolvibile nel breve periodo né a livello nazionale - spiega -. La Liguria è una regione di passaggio che ha già sofferto tanto dal punto di vista dell'immigrazione soprattutto al confine occidentale con la Francia"

Poi lancia una stoccata agli alleati: "Credo che si dovrebbe smettere di fare polemica e offrire all'opinione pubblica soluzioni miracolistiche che non esistono. Il flusso migratorio durerà, va affrontato con una serie di misure articolate per poterlo gestire e certamente i centri per l'espulsione sono importanti ma lo sono tanto quanto saremo in grado di attivare accordi di reimmissione degli immigrati negli stati d'origine".

Non solo espulsioni: secondo il presidente vanno individuate "anche politiche di integrazione" che permettano ai migranti "di integrarsi aldilà delle accoglienze temporanee che il Governo può dare" e "tutti devono fare la loro parte senza quelle sindromi 'non a casa mia' che accompagnano troppo spesso la politica italiana".

A Ventimiglia la Francia ha blindato la frontiera, impedendo ai migranti di superare il confine: "La Francia applica con grande rigore per rispondere alla propria politica interna e all'opinione pubblica quegli accordi di respingimento che fanno parte del Trattato di Dublino - commenta Toti - e fanno parte delle regole che in qualche modo normano la permanenza degli immigrati irregolari nel nostro Paese. Si deve partire rinnovando quelle regole e rendendole più coerenti. Un dialogo europeo si cerca da molto tempo senza risultati apprezzabili, speriamo ci si renda conto che non è un problema italiano ma un problema europeo".

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