Politica

L'attacco alla Lista Toti da parte di Simone D'Angelo: "Al bivio, tra il tanto decantato Modello Genova e il Modello Orbán, Toti sceglie il secondo"
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di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - La vicenda di Ilaria Salis (la 39enne detenuta nel carcere di Budapest da quasi un anno ndr) arriva anche in aula rossa a palazzo Tursi, dove è stato approvato un odg presentato dal capogruppo del Partito democratico Simone D'Angelo che chiedeva al sindaco di Genova di attivarsi con il Governo "affinché vengano garantiti i diritti fondamentali di Ilaria Salis, nella detenzione e nel processo, presenziando in qualità di osservatore e intervenendo verso il Governo dell’Ungheria affinché venga resa possibile - così come previsto dalle vigenti convenzioni - l’esecuzione in Italia degli arresti domiciliari" si legge nella nota a firma di D'Angelo.

Oltre al voto favorevole del Pd e della minoranza, il testo - già presentato la scorsa settimana e bloccato dalla Lega - ha ricevuto tra i banchi della maggioranza solo il sostegno di Vince Genova e Genova Domani, le due liste civiche del sindaco, oltre allo stesso primo cittadino. Contrari Fratelli d'Italia, Lega e Lista Toti, che chiedevano invece di cancellare dal testo ogni riferimento alle condizioni carcerarie in Ungheria, in quella che il parlamento europeo ha definito "un'autocrazia elettorale". Ad astenersi Forza Italia, che non ha voluto assecondare il voto contrario della maggioranza e allo stesso tempo il parere favorevole di Bucci e delle sue liste civiche.

"Le condizioni in cui è detenuta Ilaria Salis sono inaccettabili, disumane e in totale contrasto con il rispetto dei diritti umani. Le immagini di una donna in catene, tenuta al guinzaglio da un agente di polizia è una scena che non dovrebbe trovare spazio nell’Unione Europea - ha dichiarato il capogruppo dem Simone D’Angelo -. Eravamo già convinti che i rapporti di amicizia e vicinanza politica che legano questo Governo a quello ungherese fossero alla base dei colpevoli ritardi nel garantire i giusti diritti a Ilaria Salis. Ma le affinità elettive di Meloni, Salvini e Orbán non possono giustificare né questa violazione dei diritti umani di una nostra connazionale, né il voto di oggi".

Arriva poi la stoccata, da parte del segretario provinciale Simone D'Angelo, al presidente Giovanni Toti: "Se il voto di Fratelli d’Italia e Lega non stupisce, quello della Lista Toti conferma una certezza: al bivio, tra il tanto decantato Modello Genova e il Modello Orbán, Toti sceglie il secondo. Con buona pace della retorica liberale".

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