Politica

Secondo Guido Levi si è trattato di una vera e propria svolta nella storia del Novecento che è bene che tutti conoscano
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di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - Nella storia italiana sono diversi i temi divisivi, ma negli ultimi anni a fomentarsi maggiormente ce n'è uno in particolare, ed è quello legato al 25 aprile. Come sempre accade, a pochi giorni dalla ricorrenza che celebra la Liberazione dal nazifascismo, è scontro aperto tra fautori e detrattori, soprattutto da quando al governo c'è Giorgia Meloni e il suo esecutivo si è spostato più a destra. Ultimo, solo in ordine di tempo, il caso Scurati. Lo scrittore è salito alla ribalta con il suo libro, pubblicato nel 2018, "M. Il figlio del secolo", primo volume di una trilogia dedicata a Benito Mussolini e al fascismo, seguito a M. L'uomo della provvidenza (2020) e da M. Gli ultimi giorni dell'Europa (2022).

Il romanzo ha avuto un grande successo di pubblico vincendo il Premio Strega nel 2019, ed è stato tradotto in quaranta Paesi. Ma il caso Scurati non è partito dai suoi romanzi su Mussolini, bensì dal monologo dedicato al 25 aprile che lo scrittore avrebbe dovuto leggere su Rai 3 e che i vertici della tv pubblica hanno bloccato, o forse, più correttamente censurato. La motivazione, apparente, è stato il compenso definito "troppo alto" di 1800 euro, quella nascosta ma poi circolata era invece legata a motivi editoriali. Nel monologo Scurati ha definito il gruppo dirigente del governo post-fascista, incapace, a partire dalla premier Meloni, di nominare la parola "antifascista".

Sul tema è intervenuto anche il professor Guido Levi, docente di Storia delle Relazioni internazionali all'Università degli Studi di Genova, e direttore della rivista "Storia e Memoria" dell'istituto ligure per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea. "Queste polemiche spiacciono perché la mia idea, quella degli istituti della resistenza e di chi studia queste cose è che la festa della Liberazione debba diventare la festa di tutti e queste polemiche invece giocano in senso contrario, spero sempre che anno dopo anno le polemiche diminuiscano e invece purtroppo sono in costante aumento" ha spiegato Guido Levi. Che sia stata censura quella di Scurati? Per il docente universitario si è trattato di "qualcosa di simile".

Dall'istituto per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea, la Giornata della Liberazione è un evento di fondamentale importanza nella storia nazionale e internazionale. "Si tratta di una vera e propria svolta nella storia del Novecento che è bene che tutti conoscano - spiega Guido Levi -. Ci troviamo in un periodo storico in cui le vecchie generazioni che hanno vissuto la guerra e hanno tramandato attraverso i nonni e i padri alle famiglie le conoscenze di questi fatti non ci sono più, sono scomparse o stanno scomparendo, quindi spetta agli storici e alle istituzioni ricordare quei momenti". E allora perché è importante ricordarli: per l'importanza che questi avvenimenti hanno avuto, ma anche perché è fondamentale che la nostra società sia in qualche modo una comunità che si identifica con una storia comune e anche con una identità comune. "Riconoscersi in queste vicende è parte fondamentale per diventare una comunità ed è qualcosa di diverso, di più coeso rispetto a un insieme di individui" ha aggiunto Guido Levi.

Professor Levi, il 25 aprile è di sinistra o di destra?

Dovrebbe essere il 25 aprile di tutti, ed è importante che diventi di tutti. È una festa, un giorno fondamentale in cui tutti si possano riconoscere. Per questo motivo le polemiche di questi giorni e che accompagnano tutti i 25 aprile sono qualcosa di abbastanza triste e che andrebbero assolutamente evitate.

Molti, anche tra gli storici e i commentatori, hanno trovato similitudini tra la resistenza partigiana e quella ucraina, passando per i morti di Gaza, con l'attacco perpetuato da mesi da parte di Israele. "L'esperienza della resistenza è un'esperienza specifica della Seconda Guerra Mondiale, quindi quel tipo di resistenza ha accumulato i popoli europei in lotta contro il nazifascismo nel periodo compreso tra il 1939 e il 1945 - spiega il docente di Storia delle Relazioni internazionali all'Università degli Studi di Genova Guido Levi -. Nel periodo successivo talvolta si è parlato di resistenza in riferimento a esperienze successive, penso ai movimenti di liberazione anti coloniali degli anni '50 e degli anni '60, ma secondo me non è facile fare questo tipo di parallelismo perché laddove c'è un popolo che resiste, in qualche modo a un qualche tipo di oppressore in termini strettamente linguistici, possiamo parlare di resistenza (si resiste a...). Invece come parallelismo storico tra la resistenza palestinese, ucraina e quella partigiana della II GM andrei molto cauto, sono esperienze e storie molto diverse e non sono facili di paragonare".

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