GENOVA - Contatti stretti in queste ore tra il presidente dell'Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini e il ministero delle infrastrutture e trasporti per trovare una soluzione legata alla gara per la realizzazione della nuova diga foranea di Genova.
Tempi troppo stretti e importo troppo basso di fronte a costi elevati di realizzazione: sono i due nodi che hanno fatto sì che le due mega cordate di imprenditori, We Build - Fincantieri e la spagnola Aciona con Gavio e Caltagirone, non si siano presentate alla gara per la diga di Genova.
Fattore tempo: la prima fase della diga, per per essere finanziata con i fondi del Pnrr, ha come condizione la realizzazione entro la fine del 2026. Tempi troppo ridotti secondo i possibili candidati a realizzarla. Anche perché come penale è previsto un milione al giorno, che significa su un ritardo quasi ormai preventivato di un anno, quasi 300 milioni, un rischio troppo elevato da correre.
La seconda motivazione è di carattere economico. L’importo di 900 milioni è ritenuto assolutamente al di sotto del costo previsto, causa lievitazione dei costi delle materie prime per la guerra in Ucraina. Con una differenza che varia dai 200 ai 300 milioni.
Si potrebbe anche decidere di fare solo una grossa parte dell’opera, dividendola magari in due lotti, e in tal modo si potrebbe rientrare nei parametri accettabili per le imprese sia di tempi che di costi
Oppure allungare il periodo, ma questo andrebbe in contrasto con la definizione dell’opera entro il 2026.
IL COMMENTO
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