LA SPEZIA – Che il mare sia poco considerato tra gli asset strategici del Paese è fatto noto: in genere ci si limita a dire che l'Italia ha 8mila chilometri di costa, qualcuno deve averli misurati, senza rendersi ben conto di quale valore possa nascondersi sotto una gigantesca portaerei ormeggiata nel Mediterraneo.
La rivendicazione della centralità delle economia del mare nel complesso del Pil italiano è di norma demandata agli operatori del settore, armatori, spedizionieri, agenti, portuali, e anche stavolta è da quel comparto che arriva l'appello a una maggiore considerazione della blue economy nelle scelte nazionali. In questa circostanza a essere chiamata in causa per un atavico scarso interesse al settore marittimo è Confindustria.
La denuncia, è il caso di chiamarla così, arriva da Giorgia Bucchioni, presidente degli agenti marittimi spezzini, che si appella ai potenziali candidati alla presidenza di Confindustria nazionale: “L’industria italiana, specie in emergenze come quella provocata dalla tensione geopolitica in Medio Oriente, rischia di pagare un prezzo doppio perché per anni si è pressoché totalmente disinteressata dei temi relativi al mare, alla portualità, sottovalutandone l’importanza strategica per la conquista di efficienza e competitività”, dice Bucchioni.
“Oggi che il Paese timidamente sembra aver riscoperto almeno in parte la sua marittimità, fra l’altro dando vita a un Ministero del mare, ma che la crisi medio-orientale e in particolare i rischi che incombono sulle rotte marittime nel Mar Rosso e via Suez sono destinati a generare pesanti ripercussioni sul traffico in Mediterraneo e sul ruolo dell’Italia al centro dello stesso, è urgente e indispensabile che l’apparato produttivo, e quindi anche Confindustria, faccia sentire la sua voce entrando nel vivo di queste tematiche con una posizione di forte coinvolgimento”.
“È giunto il momento – afferma Giorgia Bucchioni, sottolineando per altro come Confindustria La Spezia, in controtendenza, abbia sempre mantenuto attivo e vivace il dibattito su queste problematiche – di virare di bordo e di far sviluppare all’interno della Confederazione un nucleo forte e competente in grado di affrontare da protagonista le tematiche del mare, degli scenari mediterranei, della portualità e di un sistema logistico che oggi rappresenta mediamente il 20% del valore della produzione industriale. Un primo segnale è arrivato dall’Ufficio studi Confindustria ma ora è indispensabile che la Confederazione si candidi a svolgere un ruolo di protagonista in questo dibattito sul rapporto inscindibile fra mare e industria che è di importanza vitale per il Paese e che va portato avanti con decisione”.
La corsa alla presidenza di Confindustria appare particolarmente interessante nella nostra regione poiché due dei candidati in pectore hanno il loro centro d'interessi in Liguria: il vero candidato locale, quello che sembrava capace di unire attorno a sé l'establishment industriale ligure con buon chance di vittoria, è il presidente di Federacciai Tonino Gozzi. A sparigliare le carte è arrivata però la possibile candidatura di Edoardo Garrone, presidente della Erg e dell'ospedale Gaslini. Una discesa in campo originariamente imprevista che nasconde molti rischi, tra gli alri quello di dividere il fronte e favorire l'ascesa di un terzo incomodo, magari proveniente da territori più vasti. Un guazzabuglio fatto di molti restroscena che potrebbe danneggiare le ambizioni liguri e, tutto sommato, anche quelle del cluster marittimo di contare un po' di più.
IL COMMENTO
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