Sanità

Lo studio di Asl3 genovese con l'Università di Genova
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di Tiziana Oberti

GENOVA - Uno studio tutto genovese di Asl3 e del Policlinico ha permesso di recuperare l'olfatto delle persone che hanno avuto il covid e dopo la malattia non hanno recuperato interamente questo senso anche dopo sei mesi. Il recupero è avvenuto su sette pazienti, attraverso una tecnica di stimolazione cerebrale. Il progetto apripista è stato pubblicato su una importante rivista scientifica internazionale e rappresenta il primo studio al mondo in cui è stata tentata, con successo, tale tipo di strategia riabilitativa .

Lo ha illustrato a Primocanale Fabio Bandini, Direttore SC neurologia Asl3 genovese: "Abbiamo pensato a chi non recupera l'olfatto dopo almeno sei mesi dal termine dell'infezione. Bisogna iniziare a preoccuparsi della perdita dopo due mesi, due mesi e mezzo. Gli approcci terapeutici, farmacologici e non farmacologici, volti a cercare di recuperare, totalmente o parzialmente, l’olfatto post-Covid-19 hanno sinora fornito risultati non confortanti. Al momento, infatti, solo il “training olfattivo”, una sorta di “fisioterapia” dell’olfatto in cui il paziente viene “allenato” a percepire vari tipi di odori, viene considerato un approccio scientificamente consigliabile". La perdita dell’olfatto (anosmia), insieme alla perdita del gusto (ageusia), è uno dei principali sintomi del Covid-19. Fortunatamente, anosmia ed ageusia tendono a regredire spontaneamente nell’arco di 2-3 mesi dalla risoluzione dell’infezione. In un certo numero di casi, tuttavia, esse tendono a divenire permanenti, causando estremo disagio per chi ne è affetto.

I pazienti oggetto dello studio sono stati sette, racconta il dottor Bandini: "Questi sette sono stati sottoposti a uno studio rigoroso, controllato con placebo, di stimolazione transcranica a corrente diretta. Si tratta di una procedura di stimolazione cerebrale non invasiva con cui vengono stimolate a bassissima ampiezza le aree cerebrali che hanno la funzione di modificare l'eccitabilità degli ormoni e facilitare i processi di neuroplasticità, una stimolazione cerebrale non invasiva, sviluppata recentemente, che viene applicata sull’area cutanea mentre il soggetto sta contemporaneamente svolgendo un training riabilitativo nel nostro caso un training olfattorio. Tutti e sette i pazienti hanno avuto un miglioramento molto importante del loro olfatto". Lo scopo della stimolazione è quello di aumentare le capacità di recupero delle aree cerebrali interessate. Nello studio è stata stimolata l’area prefrontale sinistra dei sette soggetti in quanto collegata anatomicamente e funzionalmente con l’area cerebrale olfattoria. I risultati sono stati nettamente positivi".

"Le implicazioni cliniche sono rilevanti  perché di questo approccio, sicuro ed economico, si potranno giovare tutti i pazienti con anosmia cronica dovuta a Covid-19".

Il progetto di studio è nato da una collaborazione tra le strutture complesse di neurologia e riabilitazione cardiologica Asl3 e l’Università di Genova in particolare la neuroriabilitazione diretta dal prof. Carlo Trompetto. La pubblicazione è avvenuta su Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry, Impact Factor 10.154.

 

 

 

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