Sanità

3 minuti e 11 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

GENOVA - "Far sentire a bambini e ragazzi malati o disabili quanto è bello il vento in faccia anche quando non c'è come in una corsia di ospedale". Così in sintesi il ligure Vanni Oddera campione e star del freestyle motocross ha spiegato a 'Tiziana&Cirone' lo spirito della mototerapia che lui ha inventato nel 2009, portando 10 anni fa per la prima volta al mondo una moto in un ospedale, il Gaslini.

Nel freestyle motocross i rider si lanciano su delle rampe poste ad una distanza standard di 22 metri dal punto di atterraggio, e sfruttano il momento di volo per cimentarsi in acrobazie ed evoluzioni belle da togliere il fiato. Per anni questa è stata la vita di Vanni sommata a tanto divertimento, party e feste per scaricare l'adrenalina in giro per il mondo poi tutto cambiò.

"L'idea nata per caso - racconta Oddera - nel 2009 in Russia alla fine di una gara dove ero arrivato sul podio, ero su un taxi pronto ad andare a festeggiare con donne e alcol e ho sentito odore di pipì e ho visto che l'autista non aveva le gambe, ho preso come una sberla in faccia e capii che avrei dovuto fare qualcosa di più cercare di cambiare il mondo intorno a me e lo potevo fare solo tramite la mia passione, la mia moto, ho capito quanto sia importante la fortuna nella vita, ho regalato la mia vincita a quel tassista e quella notte è nata la mototerapia ma non è stato per niente facile".

"Nessuno aveva mai portato un disabile su una moto da motocross, e nessuno aveva portato una moto in ospedale, per diversi anni ho ricevuto dei no e quando dal Gaslini mi hanno chiamato nel 2013 dicendomi che si poteva pensavo a uno scherzo, mi sono commosso".

La mototerapia è in grado di regalare attimi di libertà, di adrenalina a ragazzi che nella propria quotidianità conoscono dolore, sofferenza e difficoltà. Oddera è diventato un campione di cuore e di sorrisi quelli che la sua moto, le sue evoluzioni sono in grado di regalare ai bambini.

La prima moto è stata una conquista comprata a 22 anni con i soldi messi da parte facendo il barista, da allora non è più sceso, e solo tre anni dopo a 25 anni arrivò il primo premio come pilota emergente più giovane d’Italia. Oggi di anni ne ha 43 e non si ferma mai.

"Se stai tutta la vita su una sedia a rotelle e poi sali su una moto da cross è veramente come se noi salissimo su uno space shuttle e ci facessimo tirare in cielo".

Oddera poi tiene a sottolineare che durante la mototerapia il casco non viene usato per un motivo particolare: "diventerebbe soltanto una barriera, senza contare che si rischierebbe di creare discriminazioni, in quanto determinate forme di disabilità non permettono di indossarlo, ed essere tutti sollevati allo stesso livello, è la condizione base della mototerapia, i sorrisi che si intravedono così, con il volto libero ed il vento tra i capelli, sono impagabili".

Dopo il Gaslini che è stato il primo Freestyle Hospital al mondo nel 2013 sono oltre 60 ospedali in tutta Italia, ma anche a Londra e Mosca che hanno aperto le proprie porte accogliendo l’efficacia e l’impatto positivo che la mototerapia lascia non solo ai bambini, ma anche alle famiglie ed al personale medico coinvolto.

"L’attesa che precede la mototerapia, la terapia stessa, e l’idea che una cosa del genere possa tornare presto, forniscono una distrazione unici" spiega Maura Faraci responsabile trapianto midollo osseo del Gaslini.

Nell’aprile 2020 la professoressa Franca Fagioli, insieme a delle collaboratrici dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, hanno pubblicato sull’European Journal of Integrative Medicine, uno studio comparativo pre/post mototerapia che ne sottolinea l’efficacia per quanto concerne la diminuzione della percezione di dolore nei piccoli pazienti oncologici.