Sanità

La preservazione della fertilità sarà uno dei temi al centro del congresso “Back from San Antonio” che si terrà il 12 e 13 gennaio a Genova. Del Mastro: "Stiamo sperimentando una nuova classe di farmaci capaci di aumentare l'efficacia"
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di Andrea Popolano

GENOVA - In Liguria sono ogni anno circa 1600 i nuovi casi di tumore al seno, di questi 1000 vengono presi in carico dalla Breast Unit del policlinico San Martino. I dati confermano come oggi guarire dal tumore al seno sia sempre più possibile. "La probabilità di guarigione definitiva da un tumore del seno supera attualmente il 60% spiega Lucia Del Mastro, direttore della clinica di Oncologia medica del policlinico San Martino. Valore percentuale che sale all'85% dopo cinque anni dalla comparsa. E a livello pratico viene considerata la guarigione definitiva dopo circa 17 anni dalla prima comparsa del tumore.

Passi in avanti rispetto al passato con il San Martino che si conferma uno dei centri di ricerca ed assistenza sul carcinoma mammario più importanti a livello sia nazionale che internazionale. "I dati dimostrano la sempre maggiore efficacia delle strategie terapeutiche - spiega ancora Del Mastro -. Abbiamo nuove terapie in corso si studio, in particolare stiamo sperimentando una nuova classe di farmaci che sono gli anticorpi coniugati, si tratta di farmaci in grado di portare direttamente nella cella neoplastica il chemioterapico e per il quale c'è già dimostrazione di un incremento importante dell'efficacia".

Soprattutto per le donne under 40 diventa fondamentale il tema della preservazione della fertilità. Grazie alla sua Unità di Oncofertilità, la prima istituita in Italia nel 2001, una donna su dieci riesce ad avere un figlio dopo la diagnosi di tumore del seno. Un dato doppio rispetto alla media nazionale che colloca l’Irccs genovese ai primi posti in Europa. La preservazione della fertilità, per le pazienti oncologiche, sarà uno dei temi al centro del congresso “Back from San Antonio” che si terrà il 12 e 13 gennaio a Genova. Si pone, nel panorama italiano, come uno dei più importanti aggiornamenti sul tumore della mammella. Anche quest’anno coinvolge i maggiori esperti italiani e vede la presenza di oltre 250 partecipanti.

"Sempre più dobbiamo porci l’obiettivo di preservare il benessere psico-fisico delle nostre pazienti anche dopo la somministrazione di cure spesso ancora invasive - precisa ancora Del Mastro -. Il desiderio di maternità è un diritto che l’oncologia può e deve riuscire a garantire ad un numero crescente di donne. A Genova siamo riusciti a creare un modello virtuoso anche per altre realtà della Penisola. Al San Martino la paziente, che deve sottoporsi a chemioterapia, riesce ad avere un accesso diretto alle procedure di congelamento degli ovociti e del tessuto ovarico. L’intuizione, che abbiamo avuto oltre 20 anni fa, di creare una collaborazione strutturata tra il reparto di oncologia medica e il centro di procreazione medicalmente assistita diretto dalla Dr.ssa Paola Anserini, è risultata vincente”. Di oncofertilità si è discusso di recente al San Antonio Breast Cancer Symposium e, anche in quel congresso internazionale, l’oncologia ligure è stata protagonista. Al meeting è stato presentato un approfondimento dello studio internazionale Ppositive.

“Si è dimostrato come l’utilizzo di tecniche di procreazione medicalmente assistita siano sicure senza aumentare il rischio di recidiva del cancro mammario - sottolinea Matteo Lambertini, professore associato convenzionato di Oncologia Medica all’Irccs Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova -. Questo è stato riscontrato tra le pazienti con carcinoma mammario positivo ai recettori ormonali che hanno sospeso temporaneamente la terapia endocrina per cercare volutamente una gravidanza”. Un ulteriore studio sul tema dell’oncofertilità, coordinato dal San Martino, è stato presentato da Matteo Lambertini in Texas al SABCS e pubblicato simultaneamente sulla prestigiosa rivista americana JAMA. In questo studio, sono stati coinvolti più di 70 centri in tutto il mondo e arruolate oltre 4.700 giovani donne con un tumore del seno ereditario per la presenza di una mutazione ai geni BRCA. Dopo aver completato le cure oncologiche e un corretto periodo di osservazione, una donna su cinque è riuscita ad avere una gravidanza. Inoltre, avere una gravidanza dopo diagnosi di tumore al seno in donne BRCA mutate sottoposte a precedente chemioterapia, è risultato sicuro sia per le mamme (cioè senza alcun rischio aumentato di recidiva del tumore) sia per i bimbi (cioè senza alcun rischio aumentato di malformazioni o altre complicanze della gravidanza).

“E' strategico condividere anche sul territorio importanti risultati come quelli comunicati durante il convegno di San Antonio - afferma Angelo Gratarola, assessore alla Sanità di Regione Liguria -. Mi preme sottolineare il grande obiettivo della ricerca del benessere psicofisico delle pazienti affette da patologia neoplastica della mammella, tutelando il loro desiderio di maternità e quindi, attraverso la procedura di congelamento degli ovociti e del tessuto ovarico, garantire loro seppur in una percentuale importante di casi, la possibilità di diventare madri anche dopo una malattia oncologica come il tumore alla mammella. Proprio di onco fertilità si è discusso al San Antonio Breast Cancer Symposium e lo si è fatto grazie anche ai nostri ricercatori, la professoressa Lucia Del Mastro e il professor Matteo Lambertini, un modo per tenere alta la bandiera della Liguria, in particolare del San Martino, un orgoglio per l'intera Regione”.

“Il Policlinico San Martino è un caso esemplare di riuscita integrazione tra l’ordinaria assistenza che dobbiamo fornire ai pazienti oncologici e la promozione della ricerca scientifica - afferma Antonio Uccelli, direttore scientifico dell’Irccs ospedale Policlinico San Martino di Genova -. Da anni partecipiamo a studi internazionali che hanno contribuito a modificare le linee guida internazionali sul trattamento del carcinoma mammario. Oltre a quelli relativi alla preservazione della fertilità abbiamo portato avanti ricerche sulla chemioterapia “dose-dense”, che consiste nella somministrazione dei farmaci ogni due settimane invece che ogni tre. In altri lavori ci siamo concentrati sull’utilizzo “extended” dell’endocrinoterapia”.

“Fondamentale in tutte queste attività è la proficua collaborazione con l’Università di Genova e una nostra accurata organizzazione interna - spiega Marco Damonte Prioli, direttore generale dell’Irccs ospedale Policlinico San Martino di Genova -. La Liguria è stata una delle prime regioni italiane ad aver istituito delle Breast units per la gestione multidisciplinare del tumore più diffuso nel nostro Paese. In quella del San Martino siamo in grado di offrire alle nostre pazienti tutti i trattamenti che l’innovazione in oncologia ha prodotto”.

“L’ospedale policlinico San Martino, nato circa 5 secoli fa, rappresenta il centro di riferimento regionale per le principali specialità - sostiene il dott. Giovanni Orengo, direttore sanitario dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova -. Abbiamo sempre dato un posto di primo piano all’oncologia con la costituzione all’interno dell’ospedale del “cancer center” dove ogni anno vengono trattati oltre 7.000 casi di tumore. Per garantire il più elevato livello di qualità e di innovatività, l’assistenza viene effettuata attraverso un’organizzazione per gruppi multidisciplinari, ciascuno specializzato in un determinato tipo di tumore”.

Al congresso “Back from San Antonio” gli specialisti italiani si ritrovano per discutere le ultime evidenze scientifiche emerse in terra americana. “Dal meeting statunitense sono arrivate importanti conferme sul ruolo degli anticorpi coniugati - aggiunge la professoressa Del Mastro -. Si tratta di farmaci che stanno cambiando il trattamento del cancro e sono composti da un anticorpo a cui sono aggiunte delle molecole di chemioterapico. Nel tumore mammario sono utilizzati nei casi triplo negativi e in quelli HER2 positivi. Ora abbiamo a disposizione i risultati favorevoli anche per le donne affette da carcinoma mammario con recettori ormonali positivi. Altre conferme sono giunte dall’immunoterapia che può essere usata per il trattamento del tumore in fase precoce”.

Infine sempre all’evento di Genova anche in questa edizione, saranno assegnati tre premi a giovani oncologi under 40, prime firme di lavori scientifici sul carcinoma mammario pubblicati nel 2023: verranno premiati: Benedetta Conte, ex specializzanda dell’Università di Genova, attualmente dottoranda presso l’Hospital Clinic di Barcellona, per il lavoro sui fattori che predicono tossicità ed efficacia della terapia ormonale; Luca Licata, dell’Ospedale San Raffaele di Milano per la sua ricerca sui tumori ad elevata attività proliferativa; Eva Blondeaux, Oncologo Medico presso l’Unità di Epidemiologia Clinica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, primo autore insieme a Matteo Lambertini del lavoro presentato al SABCS sulla gravidanza dopo carcinoma mammario nelle pazienti con mutazione BRCA.




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