Non si può parlare di disastro annunciato, perché la Sampdoria nelle prime due giornate di campionato contro Atalanta e Juventus aveva stupito tutti per intensità ed organizzazione, ma all’Arechi si è verificato l’esatto contrario: molle, senza idee, in balia degli avversari sin dall’inizio.
E quando, ormai già sullo 0-2 per effetto delle reti di Dia convalidata dal Var e dell’ex implacabile Bonazzoli, ha provato ad alzare la testa ci ha pensato l’arbitro Massa a rimettergliela sotto non espellendo Mazzocchi per doppio giallo.
Ma una squadra che subisce gol così e non riesce a concretizzarne uno, pur avendo tre occasioni enormi nello spazio di cinque secondi – il tiro di Djuricic, la girata di Caputo e l’incredibile colpo di testa a botta sicura di Leris – non merita attenuanti.
Sotto di due reti al riposo, la Samp è stata incapace di reagire anche nella ripresa quando dopo appena cinque minuti Vilhena ha chiuso i giochi con irrisoria facilità. Il sigillo finale di Botheim non fa testo, anche se evitare l’umiliazione della goleada da parte di una diretta concorrente avrebbe almeno alleggerito un po’ la delusione dei seicento tifosi blucerchiati scesi a Salerno e a cui i giocatori di Giampaolo hanno chiesto scusa per l’indegna prestazione.
Purtroppo alla lunga i nodi vengono al pettine e il mancato cambio di proprietà sta incidendo non poco sul presente e sul futuro della Sampdoria. L’assalto del Maiorca a Colley proprio nelle ore precedenti la sfida dell’Arechi ne è un esempio lampante. Chissà se è per questo che il gambiano, eccezionale con la Juve, è stato tra i peggiori in campo.
Giampaolo ne ha subito stoppato la cessione e si spera che basti la presa di posizione dell’allenatore a trattenerlo, ma sono ore calde a Corte Lambruschini. La fumata bianca per Harry Winks è vicina, ma serve anche un attaccante, sebbene Gabbiadini abbia riassaggiato il terreno di gioco dopo sei mesi: quello “zero” nella casella dei gol segnati in tre partite è l’indice glicemico della preoccupante anemia blucerchiata.
IL COMMENTO
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