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I pm hanno chiesto che l'ex presidente della Sampdoria resti in carcere, gli avvocati si battono per libertà o domiciliari
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di Stefano Rissetto

Tre ore di udienza, davanti al Tribunale del riesame di Catanzaro, per discutere la posizione di Massimo Ferrero, l'ex presidente della Sampdoria arrestato il 6 dicembre scorso e da allora detenuto a San Vittore a Milano, nell'ambito di un'inchiesta della Procura della Repubblica di Paola (Cosenza) per bancarotta ed altri reati societari.

Davanti ai giudici sono comparsi i pm della Procura di Paola (il Procuratore capo Pierpaolo Bruni e i pm Maria Francesca Cerchiara e Rossana Esposito) e i difensori di Ferrero, avvocati Pina Tenga e Luca Ponti.

Il procuratore di Paola e i suoi pm hanno chiesto la conferma della custodia in carcere, ritenendo tale misura necessaria a tutela delle esigenze cautelari (pericolo di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato), in linea con quanto sostenuto nella richiesta accolta ai primi di dicembre dal gip di Paola, in ragione della personalità e del comportamento di Ferrero. Gli avvocati difensori hanno invece chiesto la revoca della custodia cautelare o, in subordine, gli arresti domiciliari.

Al termine dell'udienza i giudici si sono riservati di pronunciarsi. Hanno tempo sino al 24 dicembre.