Buon compleanno, Fabio Quagliarella. Il capitano della Sampdoria, fermo ai box per uno stiramento al polpaccio, compie 39 anni e dopo un girone d’andata con un solo gol segnato – il suo peggior score di sempre – sogna di potersi rilanciare sotto la guida del suo mentore, Marco Giampaolo, per concludere la stagione e probabilmente la carriera di calciatore in crescendo.
Pur avendo girato molte città e molte squadre, a Genova e nella Sampdoria ha trovato il suo habitat, tanto da pensare di rimanerci per sempre, come dirigente della società e cittadino della Superba. Quanto semplice, normale e riservato nella vita di tutti i giorni, tanto creativo e sorprendente si è rivelato sul rettangolo di gioco: reti con colpi di tacco, tiri impossibili dalle lunghe distanze, acrobazie di ogni genere.
Quagliarella è un centravanti, che è stato capace di giocare anche come seconda punta o esterno. Da sempre indossa la maglia numero 27 in onore di Niccolò Galli, suo compagno nelle nazionali giovanili, morto prematuramente in un incidente nel 2001.
La sua prima esperienza alla Sampdoria è datata 2006: 13 gol in 35 presenze non bastano a garantirgli la riconferma e passa all’Udinese. Poi il Napoli, la Juventus ed il Torino, ma portandosi dietro e soprattutto dentro un segreto che gli rovina l’esistenza e, almeno in parte, la carriera: una scabrosa vicenda di stalking divenuta anche un film, “La verità mai detta”.
Nel 2016 il ritorno alla Sampdoria, tutti o quasi lo danno già per finito e invece lui stupisce ancora: 19 reti in 35 presenze nella stagione 2017-18, si ripete e si migliora in quella successiva, eguagliando il primato di Batistuta andando a rete per 11 giornate di fila e concludendo il campionato con il titolo di capocannoniere della serie A, in virtù di 26 gol e superando tra gli altri Cristiano Ronaldo. Due estati fa poteva tornare alla Juventus, ma scelse di restare a Genova nella Sampdoria.
Fabio Quagliarella si merita un finale da standing ovation, magari firmando il gol salvezza della Samp. Intanto, buon compleanno signor capitano.
IL COMMENTO
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