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di Claudio Mangini

SAVONA - Sono 36. La Pro Recco cuce un altro scudetto, il trentaseiesimo, sul gonfalone del suo mito; la Rari Nantes Savona esce annichilita nei numeri, ma con l’onore delle armi di chi mette nella sfida sempre generosità e spirito di sacrificio.

A Savona, piscina Zanelli gremita di 1500 spettatori, coreografie biancorosse prima dell’inizio, finisce 12-3, punteggio che dice quasi ma non tutto: sono altri i numeri che scavano il solco e testimoniano il divario: Quasi venticinque minuti senza riuscire a bucare la porta avversaria da parte dei padroni di casa, il macigno di una percentuale di 0/14 in superiorità nei primi tre tempi, prima del gol di Rocchi arrivato sul punteggio di 0-9 in avvio della quarta frazione. Le polemiche della vigilia – in particolare punture di spilli fra i due allenatori a proposito dell’arbitraggio di gara1 – caricano ancora di più la squadra più forte del mondo, la rendono implacabile e spietata. Cannella segna tre gol, il giovane Ciccio Condemi 2 come Younger ma è un piacere vedere il suo talento fatto di giocate efficaci ed eleganti. Del Lungo chiude la porta.

Alla fine Francesco Di Fulvio si toglie qualche sassolino: «Sono contentissimo, abbiamo dimostrato di avere due attributi grossissimi, di avere carattere perché in questi anni, quando la Pro Recco vince, non c’è mai stato un avversario che si è complimentato, ci hanno sempre attaccato; dicono che siamo avvantaggiati dagli arbitri. Oggi siamo andati oltre gli attacchi che sono arrivati dal loro allenatore e dal presidente dopo gara1».

Polemiche a parte, la Pro Recco stravince l’ennesimo titolo e arriva caricata a mille alla sfida per la Champions in programma dal 5 al 7 giugno a Malta. Intanto, già lavora per diventare ancora più forte: prenotato il fuoriclasse spagnolo Granados, attualmente in forza al Novi Beograd, avversario del Recco in Coppa, e l’emergente siciliano Cassia. Il Savona, esce dalla sfida sicuramente segnato nel morale ma non domo: non è nel Dna della squadra savonese, tornata dopo 13 anni a disputare una finale. Il divario di valori tecnici è ancora ampio. Il percorso di crescita non è destinato a fermarsi, e per il futuro di parla del ritorno del mancino azzurro Luca Damonte, dopo due stagioni importanti al Ferencvaros di Budapest.