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GENOVA - Sono già passati 31 anni dalla scomparsa di Paolo Mantovani, il più grande presidente della storia dell'Unione Calcio Sampdoria. Un addio che si consumò il 14 ottobre 1993, una data dolorosa rimasta nei cuori dei tifosi blucerchiati. Tant'è che anche oggi - come tutti gli anni - i supporters doriani si daranno appuntamento per rendergli omaggio al cimitero di Bogliasco. Un rito che si ripete puntuale nel ricordo di un grande presidente e di un'epoca indimenticabile per i colori blucerchiati.

Un'epoca che oggi pare lontanissima - se si pensa alle difficoltà di una squadra chiamata a risalire dalla B alla A dopo l'incubo di un fallimento societario sfiorato poco più di un anno fa - ma che resta un patrimonio enorme non solo del calcio genovese e sampdoriano ma più in generale di tutto il calcio italiano. L'anno scorso - era il 22 ottobre 2023 - la gradinata Sud rese omaggio a Paolo Mantovani con una splendida coreografia. E proprio quel giorno, forse come un segno del destino, arrivò anche la prima vittoria in casa per la squadra all'epoca guidata da Pirlo: 2-0 al Cosenza con doppietta di Fabio Borini.

Presidente della Sampdoria dal 1979 al 1993, a lui sono legati tutti i successi della storia del club (compresa la Coppa Italia postuma del 1994, quella con Gullit al fianco di Mancini) e un percorso straordinario sia per i valori calcistici sia per quelli umani. Chissà cosa avrebbe detto Paolo Mantovani a vedere Pep Guardiola in tv da Fabio Fazio indossare il berretto del baciccia blucerchiato dopo aver evocato, col sorriso, quella finale persa nel 1992 in Coppa dei Campioni a Wembley col Barcellona: quello fu il momento più alto in assoluto nella storia della Sampdoria. Una sconfitta, certo, ma anche uno straordinario punto d'arrivo.

E poi naturalmente lo scudetto del 1991. Quello con Vujadin Boskov in panchina. Quello di Vialli e Mancini, di Pagliuca e Vierchowod, di Lombardo e Cerezo, di Pellegrini e Dossena, e poi ancora di Pari, Mannini, Katanec, Lanna, Invernizzi, Nuciari e compagnia. Una Sampdoria splendida e irripetibile, una "Bella stagione" mai dimenticata. Il ricordo di Paolo Mantovani è grande in tutto il mondo blucerchiato. Con quell'abbraccio tra Mancini e Vialli nell'estate 2021, per la vittoria all'Europeo della nazionale proprio a Wembley contro l'Inghilterra, a rappresentare un'altra immagine iconica per il mondo Samp e per una generazione - quella nata e cresciuta sotto la guida di Paolo Mantovani - rimasta sempre unita. Anche nel sogno di riportare la Samp forse non proprio a quei risultati ma almeno a quei valori, a quello spirito. Vialli ci aveva provato nel 2019, un sogno che purtroppo non ha potuto realizzare. Ma i sogni son desideri di felicità e chissà che qualcosa di simile - prima o poi - non possa ancora succedere.

Già perché oltre al "presidente papà" di quella squadra meravigliosa (anzi, di quelle squadre, non soltanto quella dello scudetto) il tempo si è già portato via altri grandi protagonisti di un viaggio unico. Dopo Boskov e l'ex direttore sportivo Borea recentemente se n'è andato via anche il successore del mister slavo, Sven Goran Eriksson, l'allenatore che vinse la quarta e per ora ultima Coppa Italia della Samp. E poi i protagonisti sul campo: dolorosissimo l'addio a Gianluca Vialli in un 2023 che aveva portato via ai tifosi blucerchiati anche un altro mito come Trevor Francis, forse uno dei primi giocatori che aveva fatto diventare grande la Sampdoria.

Già, perché Paolo Mantovani è stato un grande presidente per una grande Sampdoria. Se ancora oggi nonostante tutte le vicissitudini degli ultimi anni i colori blucerchiati sono conosciuti in tutta Europa (vero Guardiola?) il merito è stato senz'altro suo. Ed ecco perché il ricordo di Paolo Mantovani - a 31 anni di distanza - resta più vivo che mai.

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