Fra una settimana sapremo chi potrebbe diventare sindaco di Genova se fosse confermata la tendenza della città a votare a sinistra. Ci vuole cautela perché la sinistra in queste ore non sta godendo di buona salute, oppressa da alcuni scandali clamorosi, da Penati all’ultimo del senatore Lusi, quindi anche la sfida di Genova non si presenta assolutamente come una prova in discesa. L’unica fortuna della sinistra è che il Pdl sembra avere deciso di perdere, ma al centro l’incognita Musso in una situazione di generale delusione verso la politica e di sfiducia verso i suoi rappresentanti, ogni giorni che passa acquista consensi.
Di certo sappiamo solo che domenica 12 dalle urne delle primarie uscirà il nome del candidato/a sindaco della parte politica che da anni governa la città.
Poiché la scelta sarà sostanzialmente tra tre persone, Vincenzi, Pinotti o Doria: sarà uno di questi tre a reggere la sfida di Musso.
Tre persone che sono molto diverse per carattere e per linea politica. Una più “di sinistra”, l’altra che vuol dialogare al centro, il terzo che va avanti per una sua strada fuori dai giochi delle possibili alleanze. Se vincerà il centro sinistra uno di loro governerà Genova per i prossimi cinque anni, dando alla città un’ impronta molto differente. Nulla sarà come prima se vinceranno Pinotti o Doria, ma anche Vincenzi se dovesse passare, cambierebbe probabilmente alcune scelte soprattutto nella formazione della squadra e nei rapporti di maggioranza. Saranno le squadre a fare la vera differenza e l’indipendenza nella scelta degli assessori marcherà la qualità del governo.
Il problema dunque è di formazione. Dove pescherà il futuro sindaco per scegliere i suoi collaboratori? E qui si apre una nuova prospettiva: che la lezione del governo dei professori (o dei tecnici) possa diventare una strada da seguire anche nelle amministrazioni locali.
Mario Paternostro-@Pater1947
IL COMMENTO
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