Politica

2 minuti e 2 secondi di lettura
In una città che da troppi anni dice solo dei “no” noi abbiamo pensato di dire qualche “sì” . Non ci interessa se questi temi appartengono al programma elettorale di un candidato o dell’altro. Siamo convinti che siano indispensabili perché Genova non muoia, non si svuoti di giovani e non diventi un dormitorio, magari elegante e col mare sotto case, ma spento e soprattutto isolato.

Clicca qui e vai allo speciale

Il primo sì è per il lavoro. Un sì incondizionato.
 
Ma per avere lavoro e tenere i giovani nella nostra città Genova deve avere il coraggio di rischiare. Gronda, terzo valico, porto, infrastrutture, industrie manifatturiere, cantieri  sono l’unico obiettivo concreto di sviluppo. Certo, tutto questo comporta rischi per l’ambiente soprattutto. Un territorio nel passato massacrato. Bisogna avere il coraggio di fare assicurando la massima sorveglianza sul come e sul dove.

La Gronda, per esempio, è al centro di dibattito e feroci polemiche. Arriverà (speriamo non troppo tardi) il responso sull’impatto ambientale. Se ci fosse un okay, però, si parta subito e non si perda altro tempo.
Gli altri sì riguardano il porto: ha bisogno di aree, di spazi. Giusta la proposta di Merlo di ridiscutere gli accordi di Cornigliano.

Ma il nostro sì va anche alla costruzione della Moschea, di cui non si deve avere paura. Purché sia una Moschea bella, un centro anche culturale e che diventi volano per il quartiere nel quale sarà inserita. A Parigi è successo questo: la Mosche all’interno del quartiere Jardin des  Plantes (che era degradato) ha ridato bellezza e interesse alla zona.

Un sì per una grande spiaggia pubblica, aperta, libera, sennò che razza di città di mare è la nostra? Copiamo Nizza e Valencia.

Sì alla realizzazione dello scolmatore del rio Fereggiano  è per mettere finalmente in sicurezza un’area di Genova a rischio continuo. E’ chiaro che questa è una !”grande opera” che si può fare solo con soldi statali. Un sindaco però può fare pressione, può lavorare con i parlamentari. Le grandi opere dovranno per forza partire a livello nazionale se il governo Monti vuole in qualche modo tentare un rilancio dell’economia. Genova sappia sfruttare questa occasione.

Clicca qui e vai allo speciale