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"Purtroppo la mia avventura alla Fiorentina si è chiusa, un'avventura in cui credo ancora e per la quale ringrazio la famiglia Della Valle. Sono dispiaciuto e chiedo scusa per l'episodio alla gente di Firenze, ai miei giocatori, alla società e a Ljajic.

La mia storia dice che non ho mai dato giudizi lesivi su nessuno. Ho sempre e solo pensato a lavorare che è quello in cui credo. Sono per la cultura dell'esempio e lo sarò sempre. Non transigo sul rispetto della mia persona, del mio lavoro, della mia squadra e della mia famiglia. Detto questo chiedo scusa, sono state toccate queste situazioni.

Mi ha dato fastidio il perbenismo nei confronti di un gesto comunque deprecabile. Anche parlare di un gesto da fare nello spogliatoio è sbagliato. Sarebbe forse passato per un gesto sanguigno ma non è giusto. Non ho mai alzato le mani sui miei figli, figuriamoci su un'altra persona. Sono però state toccate certe situazioni.

C'è un proverbio indiano che dice: "Prima di dare un giudizio su una persona devi camminare due giorni con i suoi mocassini" e io credo in questo. Credo che la lingua ferisca più della spada.

Offese alla famiglia? Non ho voglia di parlarne, ora sarebbero solo giustificazioni
".

Così l'ex allenatore della Fiorentina Delio Rossi, protagonista di una lunga conferenza stampa in cui ha ripercorso l'aggressione a Ljajic durante Fiorentina-Novara, costatagli il licenziamento da parte del club viola.