politica

2 minuti e 49 secondi di lettura
Come sono i rapporti tra il sindaco di Genova Marco Doria, la sua giunta e il primo partito della maggioranza, cioè il Pd?

Apparentemente tutto fila. Anzi. Doria e Burlando fanno gli amiconi in tv. Tutto così bene che è bastato un argomento caldo come il disastro del trasporto pubblico genovese e l’incredibile vicenda di un biglietto integrato che costa sette milioni al Comune senza che si sappia la quantità reale del servizio fornito dalle Ferrovie, per aprire la crepa: qualche consigliere del Pd vota con il movimento 5 Stelle e la proposta della giunta affonda.

Come nasce il malumore? Ecco alcune spiegazioni raccolte a Palazzo Tursi tra i frondisti, con la promessa dell’anonimato.

Partiamo dalle primarie del Pd. Le vince Marco Doria perché il Pd si divide tra Roberta Pinotti e Marta Vincenzi. Quindi, dicono gli anonimi, è una vittoria che nasce già in antagonismo.

Doria poi vince le elezioni e fa la giunta.

“Ma invece di fare una giunta partecipata, sceglie tutto lui. Sceglie nel Pd personaggi a lui affini, mette chi vuole, quindi non c’è una ricomposizione del partito e della maggioranza”.

Il risultato è che la giunta è una realtà, la maggioranza col Pd un’altra. E ben distinta.

“Non c’è rapporto fra giunta e maggioranza – come è avvenuto ieri. -Non c’è confronto e non c’è mediazione”.
Obbietto. Ma Bernini è uomo del Pd, dunque…

“Bernini è affine a Doria. – dicono - Facciamo un esempio. Ora Bernini riapre i termini per le osservazioni al Puc  sostenendo che vuole un grande percorso partecipativo. Rimette in gioco temi già decisi, senza avere informato prima  il gruppo”.

Malesseri, ma le elezioni con la reale sconfitta del pd congelano tutto.

“Logico perché non si può far saltare il banco oggi quando rischieremmo di far vincere i grillini. Avrebbe dovuto esserci un rimpasto di giunta se il Pd non avesse perso”.

Il risultato?

Secondo i frondisti il risultato è che Doria è solo, opera in assoluta solitudine, fa lui le trattative come ieri con i sindacati dell’Amt.


“Gli assessori – accusano i frondisti – devono lavorare anche il sabato e la domenica e non part time. La giunta non produce e poi è evidente una spaccatura tra Sel e Lista Doria da una parte e Pd dall’altra. Loro sono ideologici e aggressivi”.

Non esageriamo, magari c’è un po’ di rabbia per non essere entrati nel rimpasto? Tutto era previsto, invece…..

“E’ un modo di ragionare che non va. Loro pensano che profitto uguale sfruttamento, che tutti i servizi pubblici debbano essere gestiti dal Comune. Atro che decrescita felice, mi pare che siamo prossimi al mito del buon selvaggio”.

Ed elencano i frondisti  i nodi pericolosi prossimi venturi: oltre all’Amt, la crisi della Fiera, l’affaire gronda, tutto il sistema delle infrastrutture, il Puc Mai una riunione. Così una decisione presa in giunta senza sentire il polso del Pd arriva in consiglio e salta”.

Beh, ma ci sarà uno sbocco?

“Bisogna trovare un accordo”.

E chi deve muoversi, il partito?

“Anche. Bisogna trovare un metodo di governo che ci coinvolga”.