politica

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L’autunno del sindaco di Genova, Marco Doria non sarà facile, come l’autunno della stragrande maggioranza dei sindaci italiani. Per Doria, persona seria e misurata, sarà ancora più delicato perché deve appoggiarsi a una maggioranza debole, che lo aiuta pochissimo quando, addirittura, non gli mette i bastoni  tra le ruote.


Doria dovrà cominciare a “fare”. Ad affrontare e tentare di risolvere quei cinque, sei, enormi nodi che paralizzano Genova. E dovrà agire senza un soldo se non quelli delle tasse. I nodi sono ahimé i soliti che non possono più essere rinviati: Gronda, si o no? Possiamo non farla e puntare sulla strada a mare? E’ sufficiente questa alternativa anche pensando a un tempo di sviluppo un po’ più lungo? Aziende partecipate. Come gestirle? Fino a che punto privatizzarle garantendo il servizio ai cittadini? Che cosa fare di Aster? Che sbocchi dare a Amt? Quindi il nodo dei servizi sociali. Quali garantire e come? Senza dimenticare il caso del Carlo Felice che non può essere assolutamente rinviato, pena il fallimento. O la sicurezza di alcune parti di Genova, la esplosiva Maddalena e la già esplosa Sampierdarena come urgenza inderogabile.
Ma ci sono altri problemi che vanno visti in un quadro nazionale: quello dell’industria con le prospettive di Finmeccanica e Ansaldo in prima linea, del lavoro dei giovani e anche del rapporto con l’Università, soprattutto all’interno del progetto di trasferire Ingegneria (sempre a nostro avviso poco convincente) a Erzelli.


Il sindaco Doria dovrà far sentire la sua voce anche quando si parla e si straparla delle sorti degli ospedali cittadini, da San Martino in cronica difficoltà nel suo rapporto/scontro con l’Ist, al Galliera che non può essere liquidato con proposte di trasloco toutcourt a Ponente che svuoterebbero il centro di Genova (centro storico soprattutto) di un essenziale presidio di primo soccorso con altissime specializzazioni chirurgiche di riconosciuto livello qualitativo.


Quello che sommessamente vorremmo chiedere a Marco Doria, sindaco perbene, che in queste ultime settimane abbiamo un po’ sfruculiato nel sonno agostano delle notizie locali e nell’inondazione asfissiante di politicame nazionale spesso becero, è un progetto di città. Un’idea, un obiettivo magari un po’ utopistico, ma che dia una ragione di speranza a una città sempre troppo bella e troppo triste.