
Così il senatore Pietro Ichino a Live News, intervistato da Luigi Leone.
"L’Italia ha bisogno di mettere più sotto stress la sua amministrazione pubblica, a cominciare dai manager che oggi non sono sottoposti a questa verifica. La liberalizzazione che spesso può passare anche attraverso la privatizzazione può introdurre meccanismi di concorrenza a vantaggio del pubblico. L’istinto elementare di autodifesa non ha alcuna visione della cosa per il futuro. Da noi manca la capacità anche alla sinistra del nostro schieramento di guardare avanti senza la persistente conservazione di elementi ormai del passato".
E sulla riduzione del cuneo fiscale e della fiscalità legata al lavoro: "La detassazione della prima casa vale 4 miliardi, il gap che ci separa dalla Germania per il cuneo fiscale vale circa 10 volte tanto. Soprattutto in una situazione come questa - ha proseguito il giuslavorista - in cui dobbiamo invertire il trend economico contano le attese. Sarebbe importante che l’Italia cominciasse a incidere sul cuneo per almeno 8 miliardi di euro preannunciando un rapido assorbimento del gap nei prossimo anni. Dovremmo mettere in campo misure che in tre o quattro anni possano azzerare la distanza. Se partiamo con le briciole, facciamo poca strada".
Riguardo alla tassazione sugli immobili Ichino non ha dubbi. "Se avessimo dato precedenza all’Imu sulla prima casa e avessimo messo in campo un programma che prevedesse un rafforzamento di altre misure negli anni successivi, saremmo in grado di presentarci con un programma di abbattimento del cuneo fiscale. Oggi su 100 in busta paga, il netto per l’operaio è 51. Per un quadro medio il carico si fa ancora più pesante, con un effetto di penalizzazione dei redditi da lavoro insopportabile. Bisogna aumentare il rendimento del netto rispetto al lordo. Le famiglie italiane sono preoccupate e tendono a consumare meno del poco che potrebbero per le preoccupazioni del futuro".
IL COMMENTO
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