Le note dell'Inno di Mameli hanno dato il via all'assemblea nazionale del Pd al centro congressi della Fiera di Milano. In prima fila, in piedi come tutti gli altri, il segretario uscente e il nuovo segretario, Guglielmo Epifani e Matteo Renzi, accanto al premier Enrico Letta.
In precedenza era arrivato Renzi. Letteralmente inseguito da cronisti e telecamere ha risposto "ciao a tutti" prendendo la scala mobile.
"In una democrazia un po' di competizione va bene" ma detto questo "penso che sapremo restare uniti". Così il segretario uscente del Pd, Guglielmo Epifani, ha risposto sulla competizione tra Enrico Letta e Matteo Renzi, arrivando all'assemblea nazionale di Milano.
La corsa di Matteo Renzi alla guida del Pd, e in prospettiva del paese, comincia all'assemblea dem, rinnovata per l'occasione in stile Leopolda con un'area per i bambini e un rigoroso timing di 5 minuti ad intervento. All'insegna del motto "non c'è un minuto da perdere", il rottamatore imporrà, chiedendo un voto ai mille delegati, la sua road map. E, davanti a Enrico Letta, annuncerà la sua prima rivoluzione: la rinuncia del Pd alla prossima tranche dei rimborsi elettorali, una risposta alla sfida di Grillo e una prova che, se il governo ''fa sul serio'', come dice il premier, anche il nuovo Pd non scherza affatto e non subisce la competizione. Dopo essere stato vissuto a lungo con insofferenza dentro il Pd, Renzi si prende ufficialmente il partito: l'assemblea dei mille lo incoronerà segretario così come eleggerà Gianni Cuperlo presidente, seguendo l'indicazione del neoleader che vuole la pax interna dopo aver rottamato la vecchia guardia. D'altra parte la forza dei numeri che le primarie consegnano al sindaco di Firenze fa capire come Renzi imporrà la sua agenda dentro il partito e verso il governo: dei mille delegati in assemblea, 700 sono suoi così come è "impietosa", ammette un bersaniano, la maggioranza del segretario dentro la direzione che dovrà essere eletta anche oggi. E questa forza Renzi ha intenzione di usarla tutta perché, ripete da giorni, "è l'ultima occasione" per cambiare il Pd, il Paese e anche la politica. Per dimostrare che bisogna fare in fretta - il primo banco di prova del Pd renziano sono le europee di maggio - il neoleader metterà in fila le sue urgenze e la sua dead line: approvazione entro il 24 maggio di una legge elettorale maggioritaria e a doppio turno, in primis. Una priorità che Renzi è disposto a discutere dentro i confini della maggioranza ma, se qualcuno ostacolerà la riforma, chiarisce la neoresponsabile Riforme Maria Elena Boschi, il Pd guarderà a Grillo e Silvio Berlusconi (che oggi ha virato sul Mattarellum) e alla fine "chi ci sta voterà con noi" . Parole che sanno di minaccia ad Angelino Alfano, che a sua volta, oggi, sfida il sindaco sulla riforma del lavoro perché ''siamo curiosi di sapere se dirà in inglese le tesi della Cgil o le tesi riformatrici". Il meno preoccupato di questa corsa al rilancio dentro la maggioranza di governo appare, per ora, il premier Letta, convinto che un Pd forte rafforza l'azione dell'esecutivo e che anche una gara, se virtuosa, tra i diversi protagonisti può far bene all'Italia che cerca di uscire dalla crisi. Ma, garantendo una mano a Letta perché faccia le cose, il capo del Pd non ha intenzione di svolgere il ruolo di gregario o portatore d'acqua al governo. Per questo, due giorni dopo l'abolizione per decreto del finanziamento pubblico in consiglio dei ministri, Renzi rilancia con la "sorpresina" annunciata a Grillo. La rinuncia ad una tranche dei rimborsi elettorali fa tremare il Pd - la rata di luglio valeva 18 milioni - ma dà la credibilità al neosegretario per chiedere al comico genovese un impegno sulla legge elettorale, sul superamento del bicameralismo perfetto e sulla riduzione del numero dei parlamentari. "I tuoi deputati scendano dai tetti e vengano in Aula", provoca il sindaco che anche sulla trasparenza dei bilanci dei partiti farà un passo avanti, annunciando che ogni spesa, sia del partito nazionale sia dei gruppi consiliari, saranno messi on line. Impegni che il rottamatore è determinato a onorare con l'aiuto anche della minoranza del partito. Anche se Gianni Cuperlo, accettando la presidenza del Pd, gli ha chiarito che resta il capo della sinistra del partito, uscita sconfitta al congresso. E in mattinata, prima dell'assemblea, riunirà i suoi. Area che, d'altra parte, non ha intenzione solo di stare a guardare la new wave renziana, come dimostra Dario Ginefra, primo firmatario del disegno di legge per imporre il limite dei 3 mandati in Parlamento, proposta sostenuta da numerosi renziani e che il sindaco per coerenza con la rottamazione potrebbe ora fare sua.
politica
Pd: E' il giorno di Matteo Renzi. In prima fila è seduto anche il premier Letta
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