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Un meccanismo di elezione dei senatori nell'ambito dei consigli regionali e più peso nel nuovo Senato alle Regioni rispetto ai Comuni. E' quanto emerge dopo il vertice a Palazzo Chigi sulle riforme. Fermi i principi del ddl del governo (no all'elezione dei senatori) si va verso modifiche, come la proporzionalità nella rappresentanza delle Regioni. In mattinata il premier Matteo Renzi aveva incontrato il capogruppo Pd al senato Luigi Zanda e la presidente della commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama Anna Finocchiaro per fare il punto sulla riforma del Senato. All'incontro era presente anche il ministro Maria Elena Boschi.


Da Palazzo Chigi arriva intanto una smentita alle ipotesi di presunte manovre aggiuntive, rimbalzate su alcuni organi di stampa. Si tratta di notizie infondate. Ospite di Lucia Annunziata il premier aveva assicurato che per il decreto Irpef, che porta in busta paga il bonus di 80 euro, le coperture ci sono, anzi "c'è un piumone...". Parlando poi di Pier Carlo Padoan aveva assicurato che il ministro è "rigorosissimo sui conti" e ha tenuto basse tutte le stime. Per questo per fine anno ci saranno "belle sorprese".


Le acque però non sono affatto calme, con una minoranza del Pd scontenta e che guarda all'alleanza col Movimento 5 Stelle.


Tuttavia c’è una novità: il premier sarebbe disposto a fare un passo verso i dissidenti del Pd in particolare, introducendo un meccanismo in base al quale la designazione dei consiglieri regionali chiamati a sedere anche in Senato (avrebbero il doppio incarico e un solo stipendio, pagato dalla Regione) avverrebbe preventivamente, già in fase elettorale. Formalmente sarebbero comunque dei nominati, ma passando attraverso una sorta di elezione indiretta. L’altra novità riguarda il numero dei consiglieri regionali che comporrebbero il nuovo Senato: al momento sono due per ogni Regione, ma Renzi starebbe valutando di accogliere la proposta – in particolare proveniente da Forza Italia – di calibrare le rappresentanze in base alla popolazione, per consentire alle Regioni maggiori come la Lombardia di avere più senatori rispetto a quelle più piccole come Basilicata, Molise e la stessa Liguria.


Ma i dubbi restano comunque molti, specie perché il nuovo Senato delle autonomie rischia di essere la camera degli assenteisti. L'allarme è arrivato già a inizio aprile dal senatore ligure 'Per l'Italia' e fondatore di Liguria Civica Maurizio Rossi. "Ho fatto una ricerca sul sito della conferenza Stato Regioni sulla presenza dei Presidenti alle riunioni nel 2013. Le sedute sono state 16 nell’anno con una media di presenze di 7,8 Regioni ad ogni conferenza. I Presidenti hanno partecipato pochissimo quasi sempre sostituiti da Assessori. La Regione Liguria, la mia, in tutto il 2013 ha partecipato solo 9 volte su 16. Una sola volta con il Presidente Burlando e in altri otto casi con assessori delegati".


Numeri decisamente poco confortanti, e Rossi conclude: "Non mi pare ci sia una grande passione delle Regioni a partecipare ai lavori di interesse nazionale. Sarebbe opportuno verificare effettivamente da un lato l’opportunità di tenere in piedi la Conferenza Stato Regioni, dall’altro, se i Presidenti di Regione abbiano realmente la possibilità di occuparsi anche del Senato con impegno e serietà. Ho i miei dubbi a riguardo essendo convinto che sono proprio le Regioni, il vero dramma economico del Paese".


Ecco i dati completi di tutte le regioni - Visualizza la tabella.