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Il 7,2% del territorio regionale è cementificato, dati Cgia
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Dalla fine degli anni ’80 al 2012 la cementificazione ha registrato aumenti consistenti su tutto il territorio italiano. È quanto emerge da una ricerca effettuata dall’Ufficio studi della Cgia su dati dell’Ispra (Istituto superiore per la Ricerca Ambientale). Nel 2012 (ultimo anno disponibile) l’estensione del suolo coperto da asfalto o cemento ha raggiunto il 7,3 per cento dell’intera superficie nazionale.

La Liguria ha registrato in oltre due decenni un aumento del consumo di suolo dell’1,3%. Se nel 1989 la quota di superficie ligure coperta con asfalto e cemento era il 5,9% del totale, nel 2012 la percentuale ha raggiunto il 7,2%.

Nello stesso periodo per le altre regioni si nota che gli aumenti più consistenti hanno soprattutto riguardato il Veneto (+3,8%), il Lazio (+2,9%) e la Sicilia (+2,6%). Le regioni che meno hanno consumato il suolo sono state invece Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Sardegna.

Lo studio della Cgia di Mestre prende poi in esame il numero di Comuni censiti dal Ministero dell’Ambiente ad alta criticità idrogeologica. In questo caso, la Liguria presenta ben 232 comuni interessati da rischio idrogeologico, il 98,7% del totale. Le regioni più a rischio sono Valle d’Aosta, Umbria, Molise, Basilicata e Calabria, con il 100% dei Comuni è a rischio. Si tratta di quelle aree che per caratteristiche orografiche sono prevalentemente collinari, montuose e quindi potenzialmente più esposte al rischio idrogeologico.

“Le realtà maggiormente interessate dalla cementificazione – segnala il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – sono anche quelle che in questi ultimi anni hanno subìto i danni ambientali più pesanti a seguito di allagamenti, esondazioni, frane e smottamenti, che hanno martoriato i residenti di questi territori. In altre parole, dove si è costruito di più, i dissesti idrogeologici sono stati maggiori”.

EMERGENZA FRANE - Sono almeno mille le frane causate dall'ultima ondata di maltempo in Liguria dove hanno travolto case, distrutto strade, muretti a secco, terreni agricoli e coltivazioni pregiate a causa dell'acqua che il terreno non riesce piu' a trattenere per le abbondanti piogge. E' la stima di Coldiretti sulla base del monitoraggio effettuato dal quale si evidenzia che situazioni di difficoltà si riscontrano anche in Lombardia e Piemonte dove se ne contano a centinaia.

Una situazione che sta provocando anche gravi danni alle attività produttive come sulle alture di Genova-Prà, dove un intero versante collinare coltivato a basilico Dop sta franando sull'autostrada A10 Genova-Savona. La perturbazione ha infatti colpito aree particolarmente fragili dal punto di vista idrogeologico come la Liguria dove circa 100mila persone che vivono in "zone rosse".

Il dissesto idrogeologico ha avuto un impatto pesante anche sui pregiati vigneti di Gavi Docg in provincia di Alessandria, ma anche in Lombardia si contano danni nelle zone collinari. A questa situazione di fragilità ha contribuito certamente il fatto che l'Italia ha perso negli ultimi 20 anni il 15 per cento delle campagne per effetto della cementificazione e dell'abbandono che ha ridotto di 2,15 milioni di ettari la terra coltivata'.