L'incognita alla quale qualcuno nel Pd ligure comincia a pensare è: dopo le primarie che cosa ne sarà di questo partito? Se chi le vincerà non avrà la forza, l'autorevolezza e la sensibilità di ricostruire un edificio dalle quasi macerie di oggi, il futuro del giovane partito della sinistra è molto incerto. Questo deve preoccuparci. Sia chi si riconosce nel Pd renziano o non renziano, sia chi sta dalle altre parti, ma crede ancora in una democrazia "normale" meno condizionata dal web dove, come spiega saggiamente Luciana Castellina, discutere di democrazia è complicato perché tutto si risolve con un "mi piace" o "non mi piace".
La debolezza degli attuali "quasi giovani" dirigenti del Pd che all'inizio hanno avuto l'ardire di sfidare la nomenklatura si è, purtroppo, manifestata quando è apparsa, prepotentemente, la candidatura super-anticipata di Lella Paita. Nulla di antidemocratico, ma da subito "divisiva" o almeno a rischio di forte divisibilità. Troppo prematura in un partito che si era appena rimesso dallo scossone delle elezioni vinte a Genova da Marco Doria, anche in quel caso esempio clamoroso della sconfitta di una dirigenza che aveva malamente abbandonato Marta Vincenzi, lasciando che dalla folla fosse indicata come l'unica colpevole di una tragica alluvione.
Quelle primarie per il sindaco furono la prima catastrofe del Pd (genovese). Roberta Pinotti si candidò contro la Vincenzi all'inizio dell'estate (troppo presto anche allora), l'unico Pensante, Claudio Burlando, sembrò tirarsene fuori. E Marco Doria vinse, sconfiggendo il Pd.
Lo smacco fu fatto pagare al "quasi giovane" segretario Walter Rasetto, assolutamente incolpevole, da ancor potenti Vecchi, che avevano ritrovato l'unità contro il Giovane, accusato come accade sempre in queste circostanze, di eccessiva inesperienza. Uno stile da "purga": gli anziani del villaggio sconfessano il ragazzo che l'ha fatta, "fuori dal bulacco". Poi ci fu una rianimazione dell'agonizzante partito quando Giovanni Lunardon e Alessandro Terrile riuscirono con straordinaria pazienza a ricucire e sistemare la profonda lacerazione. Una vera vittoria inaspettata e tonificante.
Questa lunga premessa me l'ha fatta venire in mente attraverso lo scambio di alcuni tweets "Morettone", ripescando un mio cinguettante pensiero di alcuni secoli fa: "12 febbraio 2012 #politica#pd#primarie. Non è giusto che #Rasetto paghi per le smanie di alcuni vecchi che non hanno il buon gusto di farsi da parte." Riconfermo dalla A alla Z. Ma con quello che succede oggi non c'entra una beata mazza.
Oggi non ci sono né Vecchi né Nuovi nella dirigenza del Pd ligure. C'è una specie di vuoto pneumatico delle idee. Sembra che tutti si agitino anche con inattese aggressività e meschinerie, in un grande bagno di orzata.
Se Burlando che era sicuramente un Tattico, quando annunciò un anno e mezzo fa di non avere più intenzione di ricandidarsi, avesse davvero giocato il ruolo dell'Osservatore super partes, se non avesse smentito quello che aveva affermato, e che personalmente avevo apprezzato molto, scrivendone anche elogi (così evito a qualche archivista di andare a ricercare mie irrilevanti riflessioni negli anfratti del web) cioè di non incoronare nessuno ma di lavorare per far emergere liberamente i giovani, non saremmo a questi punti.
Strazia chi consuma i tasti del pc o le colonne dei quotidiani per affermare che Sergio Cofferati ha 66 anni e quindi deve andare davvero a aspettare l'ora di cena nelle bocciofile giocando con le sfere. Che Cofferati per questo rappresenta il vecchio che avanza. Che Cofferati è radical e quindi non vuole la Gronda, i treni, l'autostrada, ma ripropone come unico collegamento del nostro territorio la Via del sale. Che Cofferati abbraccia Landini, dunque è pericoloso per l'industria.... senza leggere bene quello che lo storico leader sindacale ha ripetutamente spiegato: la manifestazione di ieri era un raduno disperato di veri poveri, senza lavoro, precari senza speranze, famiglie senza prospettive, quarto stato contemporaneo. Non rivendicatori di privilegi sindacali, di una categoria o dell'altra. Non parassiti dell'assistenzialismo.
Invece che starsene chiusi in qualche palazzo, anche gli Altri del Pd, i "Noi siamo i giovani/ i giovani del surf!" avrebbero fatto bene ad andare in piazza "a vedere" e a "vederli" questi temibili rivoluzionari e restauratori del passato cancellato da twitter. C'è più disperazione e esasperazione nelle piazze (che a me personalmente non sono mai piaciute dall'epoca delle tricoteuses) piuttosto che nelle bocciofile o negli oratori delle riviere.
La questione di fondo è che la generazione dei 40/50enni non esiste e se esiste è assolutamente ininfluente, perché non è stata in grado di far fuori la nostra. Non ce l'ha fatta e questi cambi generazionali si fanno con lo "stile brusco" di Renzi non con quello "per favore" di Letta come ci dimostra la cronaca politica. Perché non ce l'hanno fatta? Ho le mie risposte e le tengo per me, ma sarebbe stato ridicolo pensare che i Vecchi si tagliassero da soli i "cabasisi". Il "buon gusto di farsi da parte" come scrivevo il 12 febbraio 2012 funziona se qualcuno con le palle dimostra di essere in grado di "prendere possesso della parte che si vuole liberare" . Il potere politico si deve conquistare con la lotta politica a volte senza esclusione di colpi. La storia del Pci e della Dc insegna. Rileggetela.
Qui la lotta non esiste, non esistono a Genova i Grandi Dibattiti. Non si discute niente in pubblico. Ha ragione Umberto La Rocca quando risponde a Primocanale che se quello che si sente dire in libertà nei salotti fosse ripetuto anche in pubblico la città sarebbe diversa.
Il cambio generazionale (ormai tocca ai trentenni provarci) deve essere serio, sorretto da idee, da truppe cammellate, non da quaquaraqua del cinguettio magari in attesa di uno sgabello.
I trentenni nel Pd genovese ci sono. Basta girare i circoli come ha fatto Wanda Valli per Repubblica. Sono solo questi, insieme ai giovani sindaci, come il primo cittadino di Torriglia, che ha portato le medicine ai suoi concittadini isolati da una frana, che devono prendere in mano il partito.
Lo facciano subito dopo le primarie, prima che siano i Vecchi Quarantenni a incementare i loro magri deretani alle poltrone. Attenti. Nel nuovo che avanza ci sono code di "esodandi della politica" (dai 40 in su) che si muovono per risedersi in via Fieschi, magari non proprio nella stessa poltroncina, magari qualche centinaio di metri più in là, a lasciarsi andare verso la vecchiaia con la sicurezza economica e i privilegi, che quei poveretti di piazza De Ferrari non potranno mai nemmeno sognare.
politica
L'incognita del Pd ligure dopo le primarie
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