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Secondo la contestazione della Procura
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Contributi dati ai singoli gruppi e all'ufficio di presidenza, spese per l'espletamento del mandato popolare e spese per missioni esterne: soldi pubblici che sarebbero stati spesi per finalità private dai 27 consiglieri regionali della Liguria indagati dal pm Francesco Pinto per peculato e falso a cui nelle scorse ore sono stati notificati gli avvisi di conclusione indagine. Tra questi, il sanremese Massimo Donzella, passato alle precedenti Regionali dal centrodestra al Pd. Secondo quanto riportato dal settimanale La Riviera, nelle carte dell’inchiesta sulle “spese pazze” sarebbe spuntata un fattura da 990 euro per un pranzo in un agriturismo di Molini di Triora. Al tavolo, oltre a Donzella, altre 32 persone.

Ma i conti non tornano. Dai rilevamenti effettuati dai carabinieri di Sanremo sarebbe emersa una discrepanza di prezzo tra la fattura presentata in Regione e quanto effettivamente pagato al ristorante. Il pranzo sarebbe costato infatti 600 euro, per un totale di venti coperti, e soltanto in un secondo momento la fattura sarebbe lievitata a 990, con trentatré coperti. Sentito da La Riviera, Donzella si difende: “Le fatture sono due, ma l’importo e il numero di coperti è identico ed è pari a 990, per cui non esisite la fattura da 600 euro”. Intanto, però, la sua candidatura al Consiglio regionale sembra essere sempre più traballante, con i vertici regionali del Partito Democratico che stanno valutando il peso delle indagini sulle possibili candidature.

Nelle carte dell’inchiesta “spese pazze” spunta fuori anche il nome del consigliere regionale Alessio Saso, eletto nel Popolo della Libertà e poi passato a Ncd. Al politico imperiese gli inquirenti contestano alcune notti passate in albergo a Roma e motivate da “incontri politico-istituzionali messi a rimborso”. In particolare, per un convegno a Orvieto Saso avrebbe chiesto il rimborso di una stanza d’albergo per 120 euro. Saso scrive che è soltanto per una persona, ma per gli inquirenti sarebbero stati in due a pernottare. Saso in passato era finito sotto la lente d’ingrandimento per uno scontrino di 90 euro delle Terme di Vinadio.

Il consigliere di Ncd è in buona compagnia. Sono centinaia i viaggi contestati ai 27 indagati del consiglio regionale della Liguria nell'avviso di conclusione indagini. I viaggi che i politici si sarebbero fatti rimborsare, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti coordinati dal pm Francesco Pinto, erano tutti in mete dove però non si svolgevano attività di natura politica o istituzionale. Confrontando i documenti sequestrati, infatti, è emerso che i politici si facevano rimborsare viaggi in mete anche turistiche dove avevano trascorso le vacanze con l'intera famiglia. In molti casi, gli spostamenti sarebbero stati fatti anche nei giorni festivi, come Capodanno, 25 aprile, primo maggio e ferragosto.