porti e logistica

I presidenti Miazza e Forcieri incrociano le lame
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E’ siderale la distanza fra il presidente dell’Autorità portuale di Savona Gianluigi Miazza e il suo collega dell’Authority spezzina Lorenzo Forcieri. A proposito della riforma nazionale dei porti, il primo osserva: “C’è una tendenza a fare sistema che ritengo positiva e gli scali liguri devono collaborare più strettamente fra di loro”. Indirettamente è una risposta a quanto affermato dal primo: “L’importante è l’autonomia degli scali, perché ad esempio La Spezia non ha nulla a che vedere con Savona”.

Il tema porti è stato al centro della trasmissione Liguria Today ieri sera su Primocanale, ospiti lo stesso Miazza, Tirreno Bianchi, console della Compagnia Pietra Chiesa, Piero Lazzeri, presidente di Fedespedi e Gian Enzo Duci, presidente di Assagenti. Questi ultimi tre hanno sostenuto la necessità che Luigi Merlo, presidente dell’Authority genovese, “resti al suo posto per evitare il commissariamento”, ma se Lazzeri e Duci hanno promosso a pieni voti l’azione di Merlo, Bianchi è stato molto più tiepido da questo punto di vista.

Non ha del tutto obiettato, come hanno fatto gli altri due, alla osservazione che “ci vorrebbe un presidente che riesca a fare le cose che Merlo ha pensato ma non fatto”. Sottintendendo una mancanza di concretezza nell’azione del presidente del porto di Genova. Tutti, però, hanno negato che dopo l’invito a restare rivolto a Merlo dal neo governatore Giovanni Toti si possa parlare di “nuovo patto del Nazareno al pesto” come aveva fatto, sempre a Primocanale, la candidata di M5S Alice Salvatore e poi ribadito lo stesso Beppe Grillo: “Il commissariamento non gioverebbe”.

Quanto alla sua successione, di fronte ai due nomi circolati in questi giorni – Rino Canavese, ex di Savona, Mino Giachino, ex sottosegretario – c’è stata una sostanziale bocciatura, pur “riconoscendo le qualità dell’uno e dell’altro”. Più tranciate, da questo punto di vista, Tirreno Bianchi: “A me non piace nessuno dei due, in qualche modo rappresentano un vecchio modo di concepire la portualità”.

Tornando alla riforma, se Duci si dichiara “fiducioso che il previsto accentramento delle decisioni a Roma possa funzionare, perché finalmente soprattutto sui finanziamenti ci potrà essere maggiore chiarezza e quelli sbagliati si potranno contrastare prima”, Lazzeri è molto più scettico: “Quando si penalizzano i territori di riferimento si corrono sempre dei rischi e Roma fino ad oggi non ha brillato per la qualità e la lungimiranza delle decisioni. Forse i porti liguri un po’ si salveranno a causa della forza dei loro numeri, ma a me l’accentramento preoccupa molto”. In sintonia Tirreno Bianchi, che per esprimere la propria opinione è ricorso a una rievocazione: “Mi capitò di leggere l’intervista di un giornalista americano a Mao. La domanda fu: dove va il mondo? E Mao rispose: Boh! Ecco, di fronte a questa ipotesi di riforma non riesco a leggere il futuro della portualità italiana”.

Infine, al capitolo autocritiche, i rappresentanti della portualità genovese hanno difeso i loro atteggiamenti e le loro scelte, anche quando è stato obiettato che non di rado hanno prevalso gli interessi di bottega e un certo adagiarsi sulle amicizie politiche. Duci ha ammesso che “in passato è capitato di aver lasciato spazio all’invadenza politica, ma oggi il senso di comunità è assai più elevato, c’è coesione”. Miazza, invece, ha difeso l’operazione con cui l’Autorità di Savona ha acquisito le aree dal gruppo Orsero: “Un piacere fatto a quell’azienda e un prezzo troppo caro? No, un’operazione che rifarei perché funzionale al vasto piano di opere previste nel nostro scalo”.
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