Sulla vicenda erano già intervenuti l’anno scorso, quando si era profilato all’orizzonte l’acquisto da parte dell’Autorità portuale di Savona del 64% della società Vado Intermodal Operator (terminal VIO), posseduto dal Gruppo Orsero attraverso la GF Portem Srl. Ora che l’operazione si è conclusa, con la vendita del pacchetto azionario per 23 milioni di euro sborsati dall’Autority, i Cinque stelle tornano all’attacco.
“Già nel 2014 ci eravamo espressi contro l’operazione perché ci sembrava un aiuto mascherato alle imprese riconducibili alla famiglia Orsero, che lamentavano un forte indebitamento in alcuni settori. – spiega Andrea Melis, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle - A quel punto è intervenuta la Corte dei conti, per effettuare le verifiche del caso dal punto di vista prettamente finanziario”.
Nonostante il parere non sia ancora arrivato, l’operazione di cessione delle quote azionarie del terminal VIO all’Autorità portuale è stata ufficializzata venerdì scorso. “Secondo noi sarebbe stato decisamente più opportuno aspettare l’opinione della Corte dei Conti. Qualunque sia la valutazione che verrà espressa, avrebbe dovuto avere un peso. E invece si è deciso di procedere comunque”, aggiunge Melis.
Una vicenda che si inserisce in quadro più ampio. Rino Canavese, ex presidente dell’Autorità portuale e oggi manager del Gruppo Gavio, esprime un giudizio positivo sull’operazione. “Il futuro del porto di Savona si regge mettendo insieme tutti i tasselli, da Vado al VIO”. Dubbi sull’opportunità di questo acquisto? “Il fatto che il Gruppo Orsero possa uscire da una situazione finanziaria difficile non è che positivo. Ma secondo lei il ministero avrebbe dato parere positivo a un’operazione che non fosse stata assolutamente in regola?”. Insomma, gli interrogativi su questa vicenda non piacciono all’ex numero uno dell’Autorità portuale, che si sfoga anche con i giornalisti “che corrono dietro a chi vorrebbe tenere tutto fermo”.
Melis però non ci sta, e tira in ballo un’altra vicenda che sta facendo salire la tensione intorno all’Autorità portuale di Savona: quella del deposito di bitume, che nei sogni dell’Ente dovrebbe trovare spazio sulle banchine. Un’opera da 15 milioni di euro e 38mila tonnellate di materiale stoccato, contro la quale si sono già schierati numerosi residenti. A realizzare l’opera sarebbe la cooperativa Bit Savona, costituita da operatori locali, dal gruppo Giachino Bitumi e dallo stesso gruppo Gavio.
“Noi siamo contrari per i forti rischi per la salute e per la sicurezza", precisa subito Melis. Sfidiamo le altre forze politiche a dichiarare apertamente se sono d’accordo o meno. Anche in Consiglio regionale c’è stato un dibattito acceso, ma la pratica è stata rispedita in commissione senza che altre forze politiche si siano ancora espresse esplicitamente. E’ un progetto che nasce intorno al mondo Canavese, che all’epoca era presidente dell’Autorità portuale e oggi si trova nell’orbita del Gruppo Gavio, che peraltro è anche socio del Terminal Vio di cui si parlava prima”.
Insomma, per citare lo stesso Canavese, “il futuro del porto di Savona si regge mettendo insieme tutti i tasselli”. Per Melis, però, il meccanismo dovrebbe funzionare in altro modo: “Gli attori sono sempre gli stessi, e si confrontano sempre tra di loro portando avanti le loro politiche in totale autonomia, come se il porto di Savona fosse un’isola staccata dalla politica e dal territorio. La realtà portuale può essere decisiva per lo sviluppo, ma bisogna capire se poi ne beneficiano tutti o solo l’Autorità portuale, e a quel punto la governance va rivista”.
Nomi, società, vicende che si sovrappongono e che sollevano i dubbi degli esponenti Cinque Stelle. E in attesa che la Corte dei Conti si esprima sull’operazione di acquisto del pacchetto di maggioranza del terminal Vio, domani (11 agosto, ndr) il Consiglio comunale di Savona si riunirà a porte aperte per discutere del progetto di deposito del bitume in una seduta che si annuncia movimentata.
porti e logistica
Porto di Savona: dal Vio al bitume, i dubbi del Movimento 5 Stelle
Melis: “Terminal, si doveva aspettare la Corte dei Conti”
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