Che il bitume sia una cosa importante è già scritto nell’Antico Testamento (Gen. 11, 1-9): “Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.” Il bitume è niente meno che il cemento della Torre di Babele!
In Liguria abbiamo entrambi: il progetto di un grande deposito tecnologicamente avanzato per l’uno, nel porto di Savona, e l’altra certamente raffigurata in maniera emblematica dai diversissimi – e culturalmente ricchi grazie proprio alla loro diversità, anche se spesso incomprensibili per scarsità di dizionari sul mercato – dialetti che hanno comunicato ai cittadini liguri il pensiero dei loro rappresentanti politici PD fra il 2005 e il 2015. La stessa parte politica nella capitale d’Italia, dove è ben interiorizzato da molti secoli il detto a Roma di Rutilio Namaziano (V sec. d. C.) urbem fecisti quod prius orbis erat, ha deciso che la Babele dei dialetti politici del PD ligure andasse fermata, e ha inviato un Commissario.
Del resto, che la confusione avesse raggiunto livelli insostenibili è forse prova la circostanza che chi di competenza avrebbe dovuto richiedere già anni addietro, almeno nel 2010, la ben nota VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), non solo non l’abbia fatto, ma si accinga a postularne l’eventuale riesumazione nel tempo attuale. Fosse così, tuttavia, si tratterebbe in fondo, di un tardivo ravvedimento e guai a colui che non sappia correggersi! Il problema potrebbe infatti essere più complesso, sempre a causa dei dialetti: può darsi che il termine VIA fosse confuso con quello di uso più consueto, nel senso di strada, quella appunto che la Torre di Babele voleva costruire: la VIA che doveva consentire l’accesso degli esseri umani dalla Terra al Cielo. Il Commissario dovrà fare preliminarmente chiarezza su questo punto, altrimenti sarà difficile venire a capo della questione in tempi rapidi.
Circa Savona, va ricordato che nel 1526 i Genovesi, allora filospagnoli, avevano ostruito il porto savonese affondandovi tre navi cariche di pietre, demolendone il molo e abbattendo numerosi edifici del borgo omonimo. Nel 1528 per sancire definitivamente il possesso di Genova su Savona e impedire future velleità di indipendenza e concorrenza, fu eliminato il porto, fonte di vita economica. Lo scalo savonese, eccettuata la darsena, venne totalmente colmato con le macerie delle mura demolite e di alcune case del borgo. Savona dovette subire questo gravissimo colpo, dal quale non si riebbe più e passò al rango di città secondaria. Il condottiero capo di questa operazione fu Andrea D’Oria, che seppe disinvoltamente muoversi fra diverse alleanze, da Francesco I a Papa Clemente VII, per arrivare a quella del caso di Savona con Carlo V, ben attento a rimanere nella carica – defilata ma determinante – di Priore Perpetuo del Collegio dei Cinque Sindacatori della Repubblica di Genova, ovviamente esentato da ogni imposta e tassa (e altrimenti che ligure sarebbe stato?).
La disinvoltura delle diverse alleanze di Andrea D’Oria richiama quella dei tempi attuali del PD dal 2005 al 2015: certamente Andrea D’Oria fu assai più concreto e lucido (e, infatti, ottenne risultati ben superiori), ma pure il Commissario inviato da Roma farà bene a tenere buona memoria di questa storia lontana e tutta ligure. Una nota a pié di pagina è che il Sindaco di Genova in carica è proprio un discendente di Andrea D’Oria, e anche di questo dettaglio il Commissario dovrà tenere conto, specie in vista delle prossime elezioni del Comune di Genova, in qualsiasi tempo abbiano a svolgersi.
Bitume e Torre di Babele offrono però anche un’altra lettura per Savona e la Liguria, ove incrociati con alcuni dati. L’industria europea della raffinazione da tempo attraversa una crisi che è strutturale. Molte raffinerie hanno chiuso gli impianti. In Italia, la situazione è particolarmente grave e coinvolge soprattutto la produzione del bitume stradale e per membrane. A marzo 2012 (dati Argus) il prezzo di una tonnellata di bitume era pari a 641 dollari, rispetto ai 405 dollari di marzo 2010. Questa crisi si somma a quella già gravissima dei settori dell’edilizia e delle infrastrutture. In Italia, a inizio 2013, sono presenti 7 raffinerie che producono bitume, 4 delle quali con presenza di pontili per carico bitume. Esiste uno scompenso logistico tra i siti produttivi e le zone di consumo, e a ciò si cerca di far fronte con alcuni depositi costieri. Emerge comunque il fatto che nel Mediterraneo chi richiede bitume è in numero decisamente superiore a chi lo esporti, e l’Italia è diventato uno dei principali esportatori di bitume del Mediterraneo.
Tutto ciò milita a favore di una valutazione positiva per il piano industriale del deposito di bitume a Savona, che sarebbe colpevole ignorare: forse non nel sito a suo tempo individuato, certamente a valle di una completa (ambientale e industriale) due diligence dell’intera vicenda riportata a ragione con dati 2015. Di tutto ciò pare farsi saggiamente garante la rappresentanza politica della Regione Liguria da pochissimo tempo in carica. Del resto, è ben noto come le esegesi cristiana ed ebraica del passo della Genesi citato all’inizio prendano anche in dovuta considerazione come benevolo e non necessariamente punitivo l’intervento di Dio circa l’intrapresa degli uomini della Torre di Babele. Di certo essi furono uomini fuori dall’ordinario. E allora soccorre anche la considerazione espressa da Aristotele nel suo Problema XXX: “Perché coloro che sono fuori dall’ordinario…sono stati tutti dei melancolici, e alcuni addirittura a tal punto da contrarre le malattie dovute alla bile nera (melaina cholé)?” Aristotele si riferiva agli eroi, ai grandi del pensiero, dell’arte, della politica: nel caso bitume-Savona-PD ligure, i liguri hanno tutti gli elementi per valutare se l’essere fuori dell’ordinario vada inteso nel senso del Problema XXX o nel suo contrario, ovvero se essi si siano addirittura imbattuti in personaggi proprio privi di bile.
porti e logistica
Bitume a Savona, dalla Torre di Babele alle responsabilità del Pd
Il dibattito
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