
"I dirigenti non erano in posizione di sudditanza - ha detto Scidone -. E io come politico non mi sarei mai sognato di andare contro un tecnico ma mi sarei aspettato che il tecnico mi correggesse se sbagliavo. L'ex assessore ha spiegato anche il perché della decisione d tenere le scuole aperte nonostante l'allerta: "in base agli elementi che avevamo - ha detto -, le scuole potevano rimanere aperte. E nessuno durante la riunione mi disse che sbagliavo. Quella decisione "non venne presa per paura di avere la stampa contro, in caso di mancate piogge o eventi alluvionali. E' stato il funzionario comunale Rimassa a dire 'Con tutte queste allerta 2 se poi non succede nulla rischiamo che i cittadini non ci credano più'. Io non ricordo di avere detto di essere preoccupato di quello che avrebbe poi potuto dire la stampa".
"Siamo moderatamente soddisfatti - ha detto il legale di Scidone, Andrea Testasecca - per essere riusciti a chiarire che le decisioni assunte in comitato quel giorno e soprattutto nel giorno precedente furono prese in maniera determinante basandosi su valutazioni tecniche che si sono rilevate a posteriori in parte erronee. Ci dispiace che in questo processo ancora non si siano trattati i veri punti nodali in merito a che cosa venne fatto, al di fuori del comitato, da chi doveva intervenire e soprattutto perché è avvenuta l'esondazione di un rio su cui erano stati spesi 10 milioni di euro della protezione civile nazionale".
Nel processo, oltre all'ex assessore, sono imputati l'ex sindaco Marta Vincenzi e i dirigenti comunali Pierpaolo Cha, Gianfranco Delponte e Sandro Gambelli, tutti accusati di omicidio colposo e disastro colposo, calunnia e falso. L'ex coordinatore dei volontari Roberto Gabutti è accusato solo di falso e calunnia.
IL COMMENTO
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