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I giudici: "Compito dei Comuni è contrastare i fenomeni di dipendenza"
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La Quinta sezione del Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso di un gruppo di esercenti di Imperia, titolari di negozi con apparecchi da gioco, contro l’ordinanza del Comune che impone loro un orario massimo di funzionamento dalle 10 alle 23. I Comuni hanno "il compito di contrastare i fenomeni di patologia sociale connessi al gioco compulsivo - si legge nella sentenza -, dal momento che la moltiplicazione incontrollata della possibilità di accesso al gioco costituisce accrescimento del rischio di diffusione di fenomeni di dipendenza, con conseguenze pregiudizievoli sia nella vita personale e familiare dei cittadini, che a carico dei servizi sociali comunali".

Già il Tar Liguria aveva dato parere favorevole al provvedimento del Sindaco Capacci e adesso un altro no ai ricorrenti è arrivato dalla sentenza di Palazzo Spada. "Le sale giochi e gli esercizi dotati di apparecchiature da gioco, in quanto locali ove si svolge l’attività attualmente consentita dalla legge, sono qualificabili come «pubblici esercizi», di talché per dette sale il Sindaco può esercitare il proprio potere regolatorio, anche quando si tratti dell’esercizio del gioco d’azzardo, quando le relative determinazioni siano funzionali ad esigenze di tutela della salute e della quiete pubblica", scrivono i giudici .

Non risulta condivisibile, dunque, la tesi secondo la quale la gestione del settore sarebbe competenza esclusiva dello Stato in materia di ordine e sicurezza. "La normativa in materia di gioco d’azzardo - con riguardo alle conseguenze sociali dell’offerta dei giochi su fasce di consumatori psicologicamente più deboli, nonché dell’impatto sul territorio dell’afflusso ai giochi degli utenti - non è riferibile alla competenza statale esclusiva in materia di ordine pubblico e sicurezza ma alla tutela del benessere psico-fisico dei soggetti maggiormente vulnerabili e della quiete pubblica, tutela che rientra nelle attribuzioni del Comune", conclude il Consiglio di Stato.