Banca Carige alla fine convolerà a nozze con una ex Popolare o con quale altro istituto di credito? Di fronte al quesito che agita il mondo finanziario e ancor più il parterre mediatico - non sempre così disinteressato - l'orologio del tempo sembra aver rimesso indietro le lancette di una quindicina d'anni. Era l'epoca in cui Bankitalia premeva affinché la principale banca ligure si aggregasse (l'ipotesi era Cr Padova e Cardine), rispondendo a sollecitazioni non propriamente dettate dal mercato.
Al netto delle nefandezze delle quali è accusato e di cui deve rendere conto alla giustizia, l'ex presidente Giovanni Berneschi ha certamente il merito storico di aver conservato l'autonomia e l'indipendenza di Carige. E anche se in parallelo ha (avrebbe) male operato fino al punto da minarne le fondamenta, quello resta il dato da cui ripartire. E che fa anche meglio comprendere la pervicacia con cui l'ex presidente della Fondazione, Flavio Repetto, tenne il punto. Leggasi una solida presa sulla maggioranza azionaria di Carige, senza considerare - ma l'elemento non fu neutro - che in quella fase nessun altro cespite avrebbe assicurato la redditività proveniente dal titolo della banca.
La scelta degli advisor per scandagliare eventuali opportunità sembra andare, oggi, nella direzione esattamente opposta. Quasi che l'attuale vertice, al secolo Cesare Castelbarco Albani e Piero Montani, voglia sconfessare la storia di una Carige autonoma e indipendente. Ma questa è, appunto, l'apparenza, così come viene mediaticamente cavalcata anche sulla spinta di molti soggetti, variamente interessati a un boccone che continua a fare gola nonostante le tante recenti traversie.
In fondo proprio Montani è chiaro, e lo ha ribadito nello spiegare agli analisti il buon andamento dei conti (pareggio nei primi nove mesi, un risultato niente affatto scontato): "Non stiamo lavorando ad alcuna aggregazione, vogliamo solo verificare lo stato del mercato". Andare oltre questa spiegazione significa accreditare l'ipotesi che il top management di Carige si sia arreso a certe pressioni esterne, mentre a ben vedere le cose stanno esattamente all'opposto.
La mossa sugli advisor, infatti, mette Carige al vento: non solo consente di verificare se e quali occasioni di aggregazione possano esistere, ma permette anche da una parte di guardare a un partner con cui ragionare in termini paritari e dall'altra di sceglierselo, l'alleato, e non di farselo imporre. Questa tentazione, sia in alcuni ambiti di Bankitalia sia all'interno del mercato finanziario, è tutt'altro che sopita e dunque "mettere le mani avanti", come fanno Castelbarco e Montani, è il modo migliore per fronteggiare situazioni che poi potrebbero risultare sgradevoli e sgradite. E delle quali Genova e la Liguria finirebbero inevitabilmente per chiedere conto a entrambi.
Rispetto a quindici anni fa lo scenario è certamente molto mutato, quindi l'eventuale "operazione matrimonio" andrà sicuramente gestita in modo diverso. Cominciando dal fatto, altra sottolineatura opportunamente fatta da Montani, che oggi Carige ha azionisti che non seguono più alcuna logica politica - la Fondazione era pur sempre espressione di una lottizzazione partitica - ma stanno pienamente sul mercato. Al di là delle indicazioni del Cda, infatti, la decisione finale toccherà a soci che rispondono al nome di Malacalza e Volpi (solo per citare i primi due) e questo significa che ogni eventuale "dossier matrimoniale" avrà come faro il miglioramento industriale di Carige. Obiettivo, peraltro, fin qui mai tradito dall'attuale top management.
Dunque, come andrà a finire? Al momento formulare un pronostico è impossibile, perché lo scenario è ancora troppo magmatico, quindi incerto. Non c'è dubbio che le ex Popolari possano essere la sponda sulla carta più interessante, ma bisognerà vedere come davvero si presenteranno all'appuntamento con la trasformazione in Società per azioni. In ogni caso, la sensazione che deriva dalle mosse fin qui compiute è univoca: se davvero il mercato bancario andrà verso un consolidamento, Carige non ha alcuna intenzione di essere preda. Semmai, vuol fare il cacciatore.
economia
Banche, la preda Carige è diventata cacciatore
Mercato in movimento, mosse e strategie
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